Salgono a 50 le vittime dell’alluvione che ha colpito negli ultimi giorni alcune aree della Bosnia Erzegovina e della Serbia. Il numero degli sfollati è ancora imprecisato: solo nel nord della Bosnia si stima siano circa 40mila, ma il numero è purtroppo destinato a crescere. A preoccupare – e non poco – Belgrado è il fiume Sava, che ha fatto registrare nelle ultime ore una portata idrica mai vista prima. Il fiume, infatti, si unisce al Danubio proprio a Belgrado, regalando un panorama unico a turisti e cittadini che si affollano ogni giorno al parco della fortezza Kalemegdan. Per il momento le aree maggiormente colpite sono quelle a sud della capitale serba. A Kraljevo nell’area di Grdica, sono state evacuate centinaia di persone, fanno sapere i volontari di “Un ponte per”, associazione umanitaria da anni attiva nei paesi dell’ex Jugoslavia. Inoltre, sono particolarmente interessati i centri del nord della Bosnia Erzegovina, zone per la maggior rurali e già tendenzialmente povere. Gli esperti di Oxfam Italia sono a lavoro per assicurare alla popolazione colpita dalla furia delle acque le condizioni minime necessarie alla sopravvivenza.”Bisogna per prima cosa assicurare l’accesso all’acqua potabile, decenti condizioni igienico-sanitarie e cibo, specialmente per i bambini”, ha dichiarato Silvana Grispino, direttrice di Oxfam in Bosnia Erzegovina.A peggiorare la situazione si aggiunga che le aree colpite in buona parte non sono ancora state bonificate dai campi minati. La preoccupazione è che le acque della piena, possano aver causato lo spostamento delle mine che secondo le stime sarebbero ancora circa 120mila.Sono stati inoltre attivati vari canali per gli aiuti umanitari, sia dalle varie associazioni presenti sul territorio che dall’Ambasciata della Repubblica Di Serbia a Roma.
Cesare Bifulco
