Il sindaco pentastellato di Livorno, Filippo Nogarin, è indagato per omicidio colposo in concorso, nell’ambito dell’inchiesta sull’alluvione dello scorso settembre, in cui morirono 8 persone.
Nella notte tra il 9 e il 10 settembre a Livorno caddero oltre 250 millimetri di pioggia, causando l’esondazione del Rio Ardenza, il principale corso della città, il Rio Maggiore e il Rio Banditella. Persero la vita un’intera famiglia tra cui un bimbo di quattro anni, una ragazza di 34 e altri tre uomini.
In apertura del consiglio comunale, previsto per oggi alle 14.30, il sindaco informerà i consiglieri, i quali potrebbero presentare una mozione di sfiducia nei suoi confronti.
Una tegola non da poco infatti, quella che pesa sul primo cittadino dei Cinquestelle, per il quale si tratta del quarto avviso di garanzia, dopo quelli per bancarotta sul caso di nettezza urbana, e per turbativa d’asta.
Anche questa volta come in precedenza, a dare la notizia per primo è stato lo stesso Nogarin, che ieri in tarda serata, ha scritto un post sulla sua pagina Facebook. “Io so di aver operato nel massimo rispetto delle leggi e delle procedure, ma è chiaro che davanti alla morte di 8 persone gli investigatori debbano approfondire ogni dettaglio ed esaminare la condotta di ciascuno degli attori in campo quella notte e non soltanto”, ha scritto il primo cittadino, che non si è detto però stupito del provvedimento nei suoi confronti, in quanto “diretto responsabile della protezione civile comunale”.
Un secondo avviso di garanzia, sempre per omicidio colposo, è arrivato nei confronti di Riccardo Pucciarelli, dirigente della protezione civile comunale, nominato dalla giunta Nogarin proprio pochi mesi dall’alluvione, e già comandante della polizia municipale.
L’inchiesta sull’alluvione risulta essere particolarmente complessa. Oltre che per la morte di otto persone, procura di Livorno sta indagando infatti anche sul disastro, per cercare di capire se le precedenti amministrazioni abbiano ignorato l’emergenza idrogeologica, sbarrando letteralmente con il cemento i corsi d’acqua, costruendo in zone non adatte e ignorando i principi di sicurezza nella zona periferica della città.