L’inchiesta sull’alluvione del 2011 che investì le Cinque Terre e la Val di Vara provocando 11 morti e milioni di euro di danni necessita nuove indagini. A deciderlo è stato ieri il giudice per le indagini preliminari Mario De Bellis, che ha ordinato nuovi accertamenti e perizie per stabilire le responsabilità sui cedimenti strutturali.
La nuova linfa per un’inchiesta che rischiava di chiudersi è stata data dall’accoglimento del ricorso di un commerciante di Vernazza che subì ingenti danni. Respinta dunque la richiesta di archiviazione avanzata dal sostituto procuratore Maurizio Caporuscio la scorsa estate. A riportare la notizia è stato il stamane il quotidiano il Secolo XIX. Il nodo della questione sono le nuove perizie ordinate dal Gip per stabilire le cause dei cedimenti del parcheggio di Vernazza e della strada dei Santuari, fra Vernazza e Monterosso e Levanto, che franando si abbatterono come una valanga di fango sul paese. Da accertare anche il cedimento di un argine a Borghetto Vara e il crollo del ponte della Colombiera sulla foce del Magra. Era il 25 ottobre 2011 e il bilancio fu di sette morti a Borghetto Vara, tre a Vernazza e una a Monterosso.
Il fascicolo era stato aperto nel 2011 contro ignoti per i reati di omicidio e disastro colposo. Il processo si apre a distanza di cinque anni, accogliendo la relazione del legale del commerciante di Vernazza che parla di indagini «limitate a una ricostruzione degli eventi eseguita dal Corpo Forestale e a una perizia geologica» e «proseguite nella totale inerzia fino alla immotivata richiesta di archiviazione». Ora si dovrà fare luce sul disastro in Val di Vara e lungo il bacino del Magra.