Confcommercio lancia l’allarme: le nuove zone rosse rischiano di creare danni ingenti per il commercio italiano, con perdite attese di fatturato di circa 15,5 miliardi di euro su tutto il territorio nazionale. Il calcolo preoccupa fortemente i commercianti che si dicono preoccupati per le nuove chiusure dopo quelle della scorsa primavera. “Il lockdown – ha denunciato il presidente di Confcommercio, Carlo Sangalli – è una strategia insostenibile per le imprese del terziario perché tardano gli indennizzi dovuti e mancano ancora indicazioni sugli interventi per comprendere le perdite di fatturato ormai ingenti.”
“Rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso – ha poi spiegato il direttore dell’Ufficio studi, Mariano Bella – i consumi dei nostri settori resteranno sostanzialmente inalterati perché c’era già il lockdown. Se invece confrontiamo la situazione di quest’anno con lo stesso periodo del 2019 la perdita si aggira sul 30%”.
La situazione poi risulta particolarmente preoccupante se si pensa al periodo che si sta avvicinando, quello delle festività pasquali, durante le quali, sostiene Confcommercio, solitamente si spendono oltre 50 miliardi tra vestiario, trasporti, bar, servizi di alloggio e ristorazione. Secondo lo studio condotto dalla Confederazione, infatti, i più penalizzati sono proprio i bar e i ristoranti, la cui chiusura delle prossime settimane potrebbe portare a perdere fino a 5 miliardi di euro, su 8,5 di fatturato. Di poco inferiori ma sempre ingenti, invece, le perdite nel settore dei trasporti, pari a 3,6 miliardi di euro, a causa delle restrizioni legate ai rientri e ai viaggi fuori regione. Per il vestiario il calo è più contenuto, con poco più di un miliardo, mentre si attestano intorno ai 3,3 miliardi di fatturato in meno le perdite per i servizi di alloggio.
Preoccupazione è stata espressa anche da parte di Confesercenti che ha stimato una perdita di circa 80 milioni di euro di consumi al giorno a causa delle nuove zone rosse. Di questi oltre 3 riguardano il commercio al dettaglio e oltre 5 i viaggi, l’ospitalità e i pubblici servizi, a peggiorare un quadro già critico per le imprese “la cui resistenza è ormai al limite”.