Tre settimane. Tanto ci è voluto, ma alla fine la lettera dell’Etihad è “atterrata” sulla scrivania dell’a.d. Alitalia Gabriele Dl Torchio. «L’amministratore Del Torchio – ha dichiarato il ministro dei Trasporti Maurizio Lupi – mi ha comunicato che Etihad ha risposto alle osservazioni» della compagnia italiana. Ora si attende solo la presentazione agli azionisti e al governo sull’avanzamento della trattativa. Fiducioso il ministro Lupi sul fatto che «l’alleanza tra Etihad e Alitalia sia un’ottima mossa per rilanciare il trasporto aereo in Italia e la nostra compagnia».
Già nelle prossime ore potrebbe avvenire l’incontro decisivo tra i due “assi” delle rispettive compagnie, Del Torchio e James Hogan (numero uno di Etihad), per un faccia a faccia decisivo sul futuro dell’alleanza. Fonti vicine all’amministrazione hanno affermato che il dossier arabo conterrebbe le condizioni per chiudere l’accordo: prima fra tutte risposte certe e rapide da parte di banche, sindacati e governo, poi la cifra che Etihad intenderebbe versare nelle casse di Alitalia e che potrebbe essere salita fino a 560 milioni di euro. La linea aerea italiana, inoltre, con una mossa che sicuramente non dispiacerà ad Etihad, e per facilitare il buon esito della trattativa, propone tagli ai costi per 400 milioni di euro, un importo superiore ai circa 300 milioni annunciati nel 2013. E, stando a quanto riferito dall’azienda ai sindacati, a oggi sono già stati risparmiati 290 milioni.
Però, i sindacati dei trasporti, con cui Alitalia ha fissato un appuntamento per il prossimo 2 maggio, hanno avvertito che non dovranno essere predisposti ulteriori sacrifici senza un accordo certo con la compagnia di Abu Dhabi, anche perché «è molto difficile che Alitalia possa sopravvivere da sola», come ha sostenuto il segretario generale della Uilt, Marco Veneziani. Il timore degli oltre 22mila lavoratori dell’azienda tricolore, e dei sindacati, concerne le richieste sugli esuberi, di cui dettagliatamente non si è ancora detto nulla, che dovrebbero riguardare circa 2600 dipendenti, principalmente il personale di terra.
Il percorso intrapreso assomiglia molto alla trattativa del 2008 con Air France-Klm, poi interrottasi bruscamente. L’azienda parigina, in società al 7% con Alitalia, non ha fatto nulla per nascondere un certo fastidio riguardante il fascino esercitato dalla compagnia mediorientale sui soci italiani, anche perché, secondo loro, Alitalia andrebbe ad accettare condizioni decisamente peggiori rispetto a quelle offerte, messe nero su bianche e mai firmate, sei anni fa. Non solo, quello che realmente spaventa la compagnia transalpina è «l’ingresso della compagnia di Abu Dhabi nel capitale sociale di Alitalia – come ha spiegato una fonte francese ad Adnkronos – sarebbe una scelta sbagliata a livello europeo perché rappresenterebbe un precedente e offrirebbe a Etihad una testa di ponte al mercato europeo».
Sul mancato accordo tra Alitalia e Air France è ritornato a parlare anche Silvio Berlusconi: «Se Alitalia si trova nelle attuali condizioni non è colpa del presidente del Consiglio dell’epoca ». L’ex premier ha poi proseguito insistendo sul fatto che Alitalia «trasporta 21 milioni di passeggeri e impiega 14 mila collaboratori, mentre Ryanair ne trasporta 61 milioni e lo fa con solo seimila collaboratori». Secca la risposta di Lupi: «Non so se si è dimenticato di essere un imprenditore quando oggi ha proposto di licenziare novemila persone in Alitalia, il che mi sembra ovviamente impensabile».
Renato Paone