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HomeEconomia Fassina: “Alitalia fondamentale per il Paese. Le minacce dei Benetton? Inaccettabili”

Aiuti di Stato, Fassina:
"Alitalia fondamentale
No a sostegni per FCA"

Il deputato di LeU a Lumsanews:

"Fiat rispetti i contribuenti italiani"

di Andrea Murgia28 Maggio 2020
28 Maggio 2020

Stefano Fassina durante la manifestazione dei Lavoratori dei Multiservizi in Campidoglio, Roma, 19 dicembre 2016. ANSA/ANGELO CARCONI

Favorevole agli aiuti per Alitalia, contrario su quelli ad Atlantia e Fiat-Chrysler. L’onorevole Stefano Fassina, deputato di Liberi e Uguali nonché ex viceministro dell’economia nel governo Letta, ci parla della situazione delle principali aziende italiane, nell’ambito dell’inchiesta di Lumsanews su nazionalizzazioni e aiuti di Stato.

Per Alitalia sono in arrivo 3 miliardi di euro di aiuti e si prevede l’ingresso dello Stato. Che ne pensa della polemica “ad Alitalia 3 miliardi e alla scuola solo 1,5”?
«Penso sia una polemica strumentale. Dovrebbe essere fatta più per le garanzie date alle famiglie miliardarie, ad esempio Fiat-Chrysler o Atlantia, che dovrebbero utilizzare l’ingente ricchezza accumulata per patrimonializzare le loro imprese. I soldi per Alitalia sono finalizzati a riavviare un servizio pubblico fondamentale. In questo caso non ci sono alternative».

Ryanair si dice pronta a un ricorso per gli aiuti di Stato forniti alle altre compagnie aeree, dicendo che “Alitalia è stata sempre in perdita e non ha mai fatto profitti”. Con l’ingresso dello Stato cosa ci sarebbe di diverso rispetto al passato?
«Vorrei segnalare che, nei dieci anni precedenti al commissariamento e all’amministrazione straordinaria, Alitalia è sempre stata al 100% in mano a privati che l’hanno spolpata, facendo i propri interessi. Quando Ryanair smetterà di fare dumping sociale e fiscale, allora sarà titolata a parlare».

Riguardo al prestito di 6,3 miliardi di euro richiesto da Fiat-Chrysler e sulla questione della sede da riportare in Italia lei cosa pensa?
«Sarebbe la condizione necessaria, ma purtroppo la maggioranza non ha condiviso questo tipo di emendamento. Chi chiede soldi ai cittadini italiani dovrebbe avere un minimo di coerenza e pagare le tasse nel Paese in cui chiede aiuto».

Con la fusione Fca-Psa gli stabilimenti italiani sono a rischio?
«Dipende. Non sappiamo nulla di completamente affidabile per quanto riguarda il piano industriale. Sappiamo che Psa (il gruppo transalpino composto da Peugeot e Citroen, ndr) ha lo Stato francese tra i suoi azionisti e quindi sarebbe utile che lo Stato italiano partecipasse per bilanciare questa presenza e per tutelare l’interesse nazionale italiano».

E a proposito della minaccia di Atlantia di non fare investimenti se non dovesse ricevere l’aiuto da 1,25 miliardi richiesto?
«Inaccettabile la minaccia e anche il fatto che richiedano un prestito. La famiglia Benetton e i soci hanno mietuto rendite miliardarie grazie a concessioni vergognose e sbilanciate verso gli interessi del concessionario. Il governo dovrebbe provvedere a riportare nell’ambito dello Stato, con la necessaria gradualità, la gestione delle autostrade».

La Commissione europea ha allentato le restrizioni sugli aiuti statali. Però, su 2.130 miliardi totali di finanziamenti ammessi, la Germania utilizza il 47% e l’Italia solo il 18%, perché pesa il bilancio dei singoli Stati. Non si crea uno squilibrio e una supremazia?
«Sì, si accentuano degli squilibri che già conosciamo. La maggior disponibilità di bilancio della Germania aggrava questa differenza. Però la soluzione non è ritornare su una disciplina sostenibile degli aiuti di Stato, ma fare in modo che attraverso la Banca centrale europea l’Italia possa avere una disponibilità di bilancio necessaria per interventi a sostegno dell’economia e delle imprese».

Sul Mes è sempre scettico?
«Sì, sono contrario. È un’operazione irrilevante ai fini della sostenibilità del debito che però poi compromette la residua autonomia politica rimasta all’Italia».

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