Salvare Alitalia senza eccessive ricadute occupazionali. È il difficile obiettivo del ministro del Lavoro Giuliano Poletti, della Cai e dei sindacati, mentre prendono sempre più corpo quelli che saranno i dettagli del piano industriale di Etihad. Una conseguenza che avrà l’acquisto della compagnia di bandiera da parte della società emiratina è già nota: gli esuberi saranno 2200, come confermato anche dall’amministratore delegato Gabriele Del Torchio. Circostanza che preoccupa fortemente i sindacati, i quali tuttavia restano fiduciosi nella possibilità di trovare percorsi alternativi e meno dolorosi per i lavoratori.
Le proposte dei sindacati. C’è innanzitutto la possibilità che i 2500 lavoratori vengano gradualmente reintegrati grazie al rilancio della compagnia, che secondo le promesse giunte da Abu Dhabi diventerebbe a cinque stelle nel giro di un quinquennio. “Una grande compagnia potrà riassorbire gli esuberi”, ha dichiarato nei giorni scorsi il segretario Cisl Raffaele Bonanni che si augura di poter tamponare il problema anche grazie al ricorso agli ammortizzatori sociali.
Susanna Camusso invece si è detta pronta a discutere un piano per non ridurre il numero di lavoratori attraverso, ad esempio, il sistema dei contratti di solidarietà (quelli con riduzione delle ore di lavoro e delle retribuzioni) e altre forme di rotazione. Meno ottimista è Mauro Rossi di Filt Cgil. “Come da copione il Ministero del Lavoro spara numeri”, ha scritto su twitter, definendo “scorretto” il comportamento dell’ad Del Torchio.
Maroni: “Non depotenziare Malpensa”. Intanto il presidente della Regione Lombardia si dice preoccupato dall’ipotesi di un depotenziamento di Malpensa, poiché le conseguenze sull’indotto potrebbero avere ulteriori ricadute pesanti sul livello occupazionale. La circostanza nza è stata tuttavia smentita da Alitalia che ha assicurato l’importanza strategica dello scalo di Malpensa per l’attività di cargo e per un potenziamento dei voli intercontinentali.
Roberto Rotunno