Il governo sente che sulla “questione rom”, amplificata dai recenti fatti romani e cavalcata politicamente da mesi dal leader del Carroccio Matteo Salvini, è il momento di intervenire. A entrare nel merito dell’annosa vicenda è il ministro dell’Interno Angelino Alfano, nel corso del programma “di martedì”, condotto da Giovanni Floris su La7. «Noi stiamo dalla parte della legge – spiega il ministro – i campi rom che non possono stare aperti devono essere chiusi immediatamente». Poi chiarisce: «Incontrerò i sindaci e dovranno dire loro su come intendono risolvere la questione nelle loro città. Se rileverò che ci sono ancora problemi di sicurezza e ordine pubblico dovrò ulteriormente intervenire. E lo farò senza timidezza».
Proprio da Roma arriva la prima risposta ad Alfano. A parlare è il vice-sindaco Luigi Nieri ai microfoni di “Radio Anch’io” su Radio 1: «Così come dice anche l’Europa, la nostra idea è quella di chiudere i campi rom: per fare questo serve una pianificazione seria, un piano organico che presenteremo nelle prossime settimane alle forze politiche e alla città». Poi, entra nelle linee guida di quello che dovrà essere il provvedimento da presentare al Campidoglio. «I rom che hanno redditi alti e delle proprietà vanno mandati via dai campi – specifica Nieri – perché non hanno bisogno dell’assistenza di Roma Capitale. Chi invece ha bisogno va assistito come tutti i cittadini, e cioè in case di edilizia pubblica».
Uno dei primi campi a rischiare la chiusura è proprio quello della Monachina dove si nascondevano, prima di essere arrestati, i due rom che la scorsa settimana hanno provocato il panico nel quartiere romano di Boccea, investendo con la loro auto otto passanti e uccidendo la filippina Corazon Abordo. Questa notte alle porte del campo è divampato un incendio, appiccato ai cassonetti e su cui la procura indaga per dolo. Nessun ferito, ma gli abitanti del campo sono certi che i due giovani pirati della strada, nascosti per giorni dalla madre, «ci hanno messo in difficoltà». «La mamma, secondo me, – spiega un altro abitante della Monachina – sapeva dal primo giorno dove fossero i figli. Anche la polizia sapeva ma volevano aiutare Salvini. Questo incidente ha dato tanti voti a Salvini – continua – Non è un caso se li hanno arrestati dopo le elezioni. Io non ho studiato ma non sono stupido».
Intanto la procura continua le indagini sui due ragazzi rom arrestati e punta sul capo d’imputazione di omicidio volontario. Si ipotizza che Antony, il minorenne al volante, fosse cosciente del pericolo di uccidere qualcuno quando si è messo alla guida dell’auto: ipotesi che potrebbe essere rafforzata se fosse confermato che era lui il “proprietario” e il guidatore abituale della Lancia Lybra, sebbene fosse senza patente. Sull’omicidio volontario si regge l’accusa nei confronti della moglie Maddalena e del fratello Samuele, che si ridurrebbe a “cooperazione” se l’accusa si trasformasse in omicidio colposo (ipotesi che non prevede il concorso nel delitto). Ma la procura indaga anche per verificare la presenza di un quarto uomo nell’auto, forse un boss, che sarebbe fuggito a piedi e la cui identità continuerebbe a essere protetta. La sorella di Antony cerca comunque di tranquillizzare i due fratelli arrestati: «Non devono mettersi a piangere, non devono disperarsi perché avranno una pena bassa. Dal carcere si esce».