WASHINGTON – È il giorno del Super Tuesday in America, l’appuntamento più importante per le primarie democratiche e repubblicane Usa. 15 stati federali e un territorio, le Samoa, sceglieranno chi sarà il proprio candidato repubblicano e chi quello democratico nella corsa alla Casa Bianca di novembre 2024. Si tratta di un appuntamento fondamentale del calendario elettorale americano. Infatti, il numero dei delegati in gioco è alto per entrambi i partiti: 865 dei 2429 totali per i repubblicani e 1420 per i democratici. Numeri importanti, anche se l’esito delle urne appare certo sia per il partito dell’asinello che per quello dell’elefantino.
Le chance di Nikki Haley di essere eletta come candidata repubblicana sono, infatti, sempre più basse, soprattutto dopo la sentenza della Corte suprema federale che ha dichiarato Donald Trump eleggibile. La decisione dei nove saggi ha ribaltato così quanto stabilito dalla Corte federale del Colorado, che aveva dichiarato ineleggibile il tycoon per il suo ruolo nell’assalto a Capitol Hill del 6 gennaio 2021. La terza sezione del 14esimo emendamento della Costituzione americana dichiara ineleggibile a cariche federali chiunque, dopo aver giurato sulla carta costituente, sia coinvolto in insurrezioni e rivolte contro lo Stato. Come evidenziato dalla Corte Suprema federale, tuttavia, non solo un singolo stato non può escludere un candidato dalla corsa allo Studio ovale, ma l’applicabilità del 14esimo emendamento è prerogativa del Congresso federale, a cui passa la partita. I democratici proveranno a intentare questa strada, ma le possibilità di successo, con una Camera dei rappresentanti a trazione repubblicana, appaiono piuttosto esigue.
I guai legali del tycoon non sono però certo finiti. Rimangono, infatti, aperti i processi che lo vedono coinvolto in Wisconsin, a New York, in Georgia, a Washington e a Miami. Per uscirne illeso la Corte suprema federale dovrebbe accordargli il diritto all’immunità assoluta.