Inizia questa sera in Iowa, piccolo stato del Midwest, il lungo percorso che porterà alla selezione dei candidati pronti a sfidarsi il prossimo 3 novembre per le presidenziali statunitensi. Il rito più tipico della politica americana in questa occasione coinvolgerà prevalentemente il campo dei democratici: per i repubblicani la leadership di Trump è, infatti, troppo solida per essere messa in discussione da candidature più di disturbo che altro.
Da questa sera quindi potrebbe emergere l’orientamento degli elettori americani. E l’Iowa è da sempre un termometro molto indicativo: in campo democratico, dal 1972, sette volte su dieci chi si è piazzato primo in questo Stato è poi stato incoronato come candidato alla convention estiva. I sondaggi vedono in testa il senatore del Vermont Bernie Sanders, già sfidante di Hillary Clinton nella scorse elezioni, con il 24%. Il vecchio “socialista” avrebbe quindi superato l’ex vicepresidente di Barack Obama, Joe Biden, fermo al 21% e la senatrice del Massachussets, Elizabeth Warren. Più indietro gli altri due candidati già in campo, Pete Buttigieg e Amy Klobuchar, mentre l’ex sindaco di New york, Michael Bloomberg ha scelto di iniziare a correre per la candidatura dal Supermartedì del 3 marzo, quando voteranno gli Stati più grandi.
L’Iowa, con economia prevalentemente agricola e con una popolazione a stragrande maggioranza bianca (80%), è uno dei pochi stati ad aver scelto come metodo quello dei “caucus” per eleggere i candidati, abbandonando così il metodo delle preferenze espresse nel segreto dell’urna. I caucus sono letteralmente gruppi di persone che si dividono in diverse “mozioni”, dopo aver discusso, in scuole, bar, chiese e biblioteche comunali, sui diversi candidati. Un caucus deve avere almeno il 15% dei voti, il che comporta il dirottamento delle preferenze verso i candidati maggiori.
In attesa del via delle primarie, intanto ieri, durante il Superbowl – finale del campionato Nfl di Football – altro rituale tipico americano, sono stati trasmessi gli spot elettorali di Donald Trump e di Michael Bloomberg. Entrambi hanno sborsato 10 milioni di dollari per veicolare il proprio messaggio. Nello spot del presidente uscente gli Stati Uniti sono stati descritti come una nazione più sicura e più ricca, con una crescita economica e occupazionale senza precedenti. In quello del candidato democratico, invece, si mettono in luce le relazioni tra Trump e Vladimir Putin, l’impeachment, il muro con il Messico e casi di cronaca che vedono coinvolti estremisti di destra.