“La Cina ha agito con trasparenza e rapidità, fornendo tutte le informazioni in tempo utile e aiutando con tutti i mezzi i Paesi che ne avevano bisogno. Ci vorrà un’indagine esaustiva sul Covid-19 basata sulla scienza e eseguita con professionalità, ma solo quando l’emergenza sarà sotto controllo”. A sottolinearlo il presidente cinese Xi Jinping, intervenuto alla 73esima assemblea dell’Oms, la prima virtuale.
Oggi e domani si tiene infatti in videoconferenza un’assemblea dell’Organizzazione mondiale della sanità. Obiettivo: avviare un’inchiesta indipendente sul Coronavirus. In particolare, ripercorrere la diffusione della pandemia dalle sue origini e prendere in esame la sua gestione.
La riunione è stata proposta da 116 paesi, fra cui Russia, India, Giappone, Gran Bretagna, Canada e Indonesia, oltre ai 27 stati membri dell’Ue. Proposta una bozza di risoluzione, che chiede che il direttore dell’Oms Tedros Adhanom Ghebreyesus “inizi al primo momento opportuno un processo graduale di valutazione imparziale, indipendente e comprensivo” della risposta internazionale alla pandemia, delle misure e della tempistica dell’Oms. La mozione non menziona specificamente la Cina o la città di Wuhan, dove si crede sia iniziata l’insorgenza. E il riferimento al ruolo dell’Oms permetterebbe un esame della presunta lentezza nel rispondere alla pandemia.
Per il presidente del consiglio australiano Scott Morrison, la promozione di questa inchiesta è un’iniziativa “completamente ordinaria”. Però la Cina si è opposta a una visione ritenuta politicizzata “da parte degli Usa e di qualche altro Paese” e a un’inchiesta “basata sulla presunzione di colpevolezza”. Ha anche reagito con ritorsioni commerciali bloccando le esportazioni verso l’Australia – forte sostenitrice dell’inchiesta indipendente – di carne bovina e minacciando pesanti tariffe su quelle di orzo.
La Repubblica Popolare avrebbe inoltre esercitato una “pressione” su Taiwan, che denuncia: “Nonostante i nostri sforzi e un livello senza precedenti di supporto internazionale” non abbiamo ricevuto “un invito a partecipare”. Il ministro degli Esteri Joseph Wu ai media locali ha aggiunto di aver accettato di rimandare l’esame della questione alla fine dell’anno. “Il ministero degli Esteri esprime profondo rammarico e forte insoddisfazione per il fatto che l’Organizzazione mondiale della sanità abbia ceduto alle pressioni del governo cinese e continui a ignorare il diritto alla salute dei 23 milioni di persone di Taiwan”, ha concluso Wu. Sia l’Oms sia la Cina hanno ribadito che l’isola ha ricevuto aiuti e informazioni durante la pandemia: fatti che Taipei ha fortemente contestato.
In ogni caso, affinché la risoluzione sia approvata, c’è bisogno del sostegno di due terzi dei 194 membri dell’Oms. Il testo proposto dai 116 Stati chiede “un accesso universale, rapido ed equo a tutti i prodotti necessari per la risposta alla pandemia” e sottolinea il ruolo della “vaccinazione su larga scala contro il Covid 19, come bene pubblico globale, per prevenire, arginare ed eliminare la trasmissione e porre fine alla pandemia”.