Non trovi notizie sul quartiere dove abiti sui quotidiani locali? Nessun problema. Da oggi basterà consultare Bullettin, la nuova app per smartphone firmata Google. Qui ogni cittadino potrà sentirsi reporter, postando sulla piattaforma web notizie relative alla propria comunità locale. Il colosso di Mountain View torna a fare business nel mondo del giornalismo: dopo il successo di Google News, il motore di ricerca simbolo della Silicon Valley passerà ora a scandagliare la rete per fornire una panoramica delle notizie locali. Notizie che non saranno però il frutto del lavoro di taccuino, penna e suole di scarpe di un giornalista. Questa volta tocca ai singoli utenti farsi produttori di news, informazioni che saranno raccolte nella piattaforma Bullettin e poi raggruppate in base ai dati di geolocalizzazione raccolti dai telefoni cellulari.
Un servizio innovativo, destinato a rivoluzionare ancora una volta il panorama dell’editoria globale: se è vero che gli utenti già postano notizie ed eventi sui vari social, d’ora in avanti produrranno questo tipo di informazioni proprio per il motore di ricerca. La nuova app Bullettin al momento è stata lanciata in fase di sperimentazione in due città americane, Nashville, in Tennessee, e Oakland, in California. Per Google è la strada per rilanciare il “citizen journalism”, il giornalismo dal basso a cui chiunque può contribuire. Secondo molti esperti però, potrebbe rappresentare un veicolo ulteriore di diffusione su scala globale di eventuali bufale e fake news.
Andrea Iannuzzi, esperto per La Repubblica di web 2.0 e coordinatore della redazione Visual Lab del quotidiano – intervistato da LumsaNews – spiega: “Finora le piattaforme social sono sempre state neutre: si sono limitate a favorire e divulgare contenuti prodotti da altri. Per la prima volta invece Google crea una app per far produrre contenuti al suo interno. Un percorso che porterà l’azienda a entrare nel mondo dell’editoria: il colosso di Mountain View lo fa con il giornalismo dal basso, perché non è con il giornalismo professionale che può entrare dalla porta principale”.
Sul rischio che l’applicazione permetta la diffusione incontrollata di fake news, Iannuzzi non ha dubbi: “La necessità di avere un filtro che consenta di verificare quanto detto o scritto corrisponda al vero c’è: è indubbia”.