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HomePolitica Dazi americani all’Europa: la stangata sull’export agroalimentare italiano

Dazi americani all'Europa
la stangata sull'export
agroalimentare italiano

Il Parmigiano costerà fino a 70 euro

Oggi il segretario Usa Pompeo in Italia

di Serena Console01 Ottobre 2019
01 Ottobre 2019

C’è attesa per l’arrivo del Segretario di stato americano Mike Pompeo a Roma, dove, nel pomeriggio, incontrerà il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, il premier Giuseppe Conte e, infine, il ministro degli Esteri Luigi di Maio.

Tra le mani di Pompeo, che si occupa degli affari esteri degli Usa, c’è un dossier commerciale: le compensazioni che gli Stati Uniti devono ricevere dall’Ue per gli aiuti illegali che alcuni paesi del vecchio continente hanno elargito alla Airbus (europea) ai danni della rivale (americana) Boeing.

Ieri infatti è arrivata l’ufficializzazione dell’Organizzazione mondiale del commercio, con una sentenza che potrebbe pesare sull’economia europea: la Wto ha riconosciuto il diritto agli Usa di imporre oltre 7 miliardi di dollari di dazi sull’export dei prodotti Ue. Una cifra record, ma inferiore rispetto a quella richiesta da Washington, che mirava a una tornata di oltre 11 miliardi di dollari.

A pagarne di più le conseguenze potrebbe essere il Made in Italy, con stoccate nei settori dell’agroalimentare e dell’automotive. Da Washington hanno fatto sapere che intendono fissare una tassazione del 100% sui prodotti, indebolendo così la domanda degli acquirenti americani. Perché ai banconi americani che vendono formaggi, il Parmigiano Reggiano potrebbe arrivare a costare dai 60 ai 70 euro rispetto agli attuali 30. Stesso discorso anche per l’olio di oliva, che al litro arriverà a costare 25 euro, andando a pesare nelle tasche dei consumatori oltre otto euro in più rispetto al prezzo attuale. Ma tra le tante merci tassate ci sono anche vini, spumanti, caffè e salumi.

Non è immediato comprendere cosa c’entrino i prodotti agroalimentari con gli aeri, ma se si analizza il mercato interno americano, messo in ginocchio dalla guerra commerciale con la Cina, si intravede la necessità di favorire l’industria alimentare statunitense. È una vittoria che Washington attende da 2004, da quando è iniziata la faida tra Usa e Ue, avanzando così le ipotesi di un rischio commerciale tra le due sponde dell’Atlantico.

C’è ora da domandarsi se l’Italia, il primo paese del G7 che ha firmato il memorandum di intesa per la Nuova Via della Seta promossa da Pechino, manterrà un approccio atlantista oppure entrerà ulteriormente nei favori dell’economia cinese.

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