Rinvio a giudizio per i 29 indagati ad Agrigento per la presunta truffa all’Inail, seconda tranche dell’inchiesta “Demetra”. Li ha disposti il Gup del tribunale di Agrigento Alessandra Vella. Secondo l’accusa il gruppo avrebbe inscenato una serie di falsi infortuni sul lavoro con la complicità di alcuni medici, autori di false certificazioni e altre persone che hanno favorito la realizzazione dell’illecito. Nel 2013 la prima parte dell’investigazione dei Carabinieri su analogo reato portò sette persone in manette e si concluse in tribunale con tredici condanne con rito abbreviato e due patteggiamenti. Altri episodi considerati illegali si sono invece verificati entro il 21 settembre 2010 e per questi è stata dichiarata la prescrizione. Alla base della truffa anche in questo secondo filone d’indagine la creazione di false aziende che, secondo l’accusa non esistevano o meglio esistevano soltanto sulla carta con lo scopo di simulare infortuni dei dipendenti per ottenere indennizzi da Inail e Inps. Un’altra tecnica utilizzata consisteva nell’interrompere i finti rapporti di lavoro per incassare poi le finte indennità di disoccupazione e usufruire dei contributi pensionistici.
L’inchiesta è stata condotta dal Nucleo operativo dei carabinieri di Agrigento e in precedenza aveva appurato anche alcuni casi in cui alcuni genitori avrebbero dichiarato che i propri figli si erano fatti male all’interno dell’istituto scolastico che frequentavano. Ad accompagnare la denuncia c’erano falsi certificati medici che avevano indotto in errore l’ufficio Inail di Agrigento, costretto, in base alla falsa documentazione ricevuta, ad attestare infortuni mai avvenuti. Non solo: una volta certificato il mai avvenuto incidente, scattava da parte dell’ente il riconoscimento del beneficio economico, a titolo di danno biologico, che comportava un’ulteriore esborso di denaro pubblico.