VARESE – Negli ultimi mesi le aggressioni al personale scolastico sono aumentate vertiginosamente. Sono infatti già 27 da settembre contro le 36 registrate nell’intero anno scolastico scorso. Le aggressioni da parte dei familiari sono aumentate del 111%. Il governo ha così deciso di agire per impedire che ci siano altre vittime nelle scuole italiane. Lo ha dichiarato il ministro dell’Istruzione Giuseppe Valditara in un’intervista al quotidiano Il Messaggero.
Le proposte del ministro dell’Istruzione Valditara sulle aggressioni nelle scuole
“Nelle aree particolarmente a rischio si può immaginare una presenza delle forze dell’ordine a protezione di alcune scuole”, ha detto. Per Valditara l’aumento delle aggressioni dipende da una “responsabilità educativa forte delle famiglie”. “Ecco perché, – ha aggiunto – se un genitore aggredisce o prende a pugni un docente o un preside, deve risponderne nei confronti non solo dell’aggredito, ma anche dello Stato”. Benché si esclude l’installazione di metal detector o controlli all’ingresso, il ministro, in un’altra intervista rilasciata al Quotidiano Nazionale, sottolinea che l’obiettivo è “ripristinare la cultura del rispetto delle regole e delle persone, così come dell’autorità”. Lo Stato punterà quindi a chiedere “il risarcimento per danno morale agli aggressori di dirigenti e docenti” perché “è evidente che lo Stato subisce un danno d’immagine dalle aggressioni”.
Il ministro auspica la “rapida approvazione della riforma del voto di condotta e delle sospensioni, con l’introduzione obbligatoria delle attività di cittadinanza solidale”. Una strada “obbligata, doverosa e sacrosanta”.
L’aggressione nella scuola di Varese
La linea dura del governo arriva a seguito dell’ennesimo episodio che ha visto protagonista lunedì 5 febbraio una professoressa di un istituto professionale alle porte di Varese. La donna è stata colpita con un coltello a serramanico con una lama di 10 centimetri per tre volte alla schiena da uno studente 17enne. Al momento si trova in ospedale dopo una delicata operazione ma non è in pericolo di vita. Al risveglio dall’operazione il suo primo pensiero è stato per lui: “Come sta?”, ha chiesto. Da capire se il giovane abbia agito da solo o se ci sono stati dei “mandanti”. Si ipotizza anche un sfida appresa su Internet.
Per i parenti della vittima non c’è dubbio: il ragazzo “voleva uccidere va fermato e va curato perché potrebbe rifarlo”. Il giovane, che diventerà maggiorenne tra pochi giorni, si trova ora nel carcere minorile Beccaria di Milano in attesa dell’udienza di convalida dell’arresto. Al 17enne è stata contestata la premeditazione poiché si è portato il coltello da casa. Allo studente sono state inoltre contestate le aggravanti dei futili motivi e dell’aver agito contro un pubblico ufficiale nell’esercizio delle sua funzioni.