L’Italia è ancora in ritardo nell’agenda digitale. E’ quanto emerge dal rapporto commissionato alcuni mesi fa dal governo Letta ad una serie di esperti internazionali. Il documento, consegnato il 30 gennaio, rileva il ritardo in almeno due dei tre obiettivi del crono-programma che da qui al 2020 ha stabilito l’Unione Europea.
Entro quell’anno, infatti, l’Italia deve essere in grado di offrire al 100 per cento della popolazione l’accesso ai servizi a banda larga con una velocità di almeno 30 Mbps. Secondo il rapporto, gli operatori sono ancora in ritardo e si sono posti come obiettivo quello di raggiungere il 50 per cento dei cittadini entro il 2016 o al massimo il 2017. Le stime degli anni successivi riportano un aumento della copertura, ma non è chiaro se si raggiungerà quella totale entro il 2020.
Ancora più problematica la situazione per quanto riguarda l’altro obiettivo: il raggiungimento dei 100 Mbps per almeno il 50 per cento della popolazione, sempre entro il 2020. In questo caso il rapporto rileva che nessuno dei piani degli operatori del settore prevede la copertura a 100 mega. Il totale accesso ai servizi a banda larga per tutte le abitazioni entro il 2013, invece, sarebbe stato per fortuna già raggiunto. Per la verità, esistono ancora 2 milioni di linee che presentano problemi, ma il wireless interviene per tamponarli.
Gli esperti redattori del documento hanno inserito una serie di suggerimenti al governo. Raccomandazioni che ora dovranno per forza di cose entrare nell’agenda politica, pur già fittissima, del governo Renzi. Il rapporto consiglia all’esecutivo di monitorare l’attuazione del piano di investimenti degli operatori e di utilizzare fondi strutturali da indirizzare per il programma digitale, provando ad intervenire sulle infrastrutture sempre nel rispetto dei limiti europei all’erogazione di aiuti statali alle imprese. Ma non solo. Il governo dovrebbe anche pensare a misure per incentivare la domanda dei servizi a banda larga, investendo quindi nell’alfabetizzazione digitale.
Roberto Rotunno