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HomeCronaca Adozioni Congo sospette: denuncia del vicepresidente Cai

Congo, adozioni sospette
vicepresidente Cai:
"Andrò fino in fondo"

Secondo Della Monica minori sottratti

con inganno alle famiglie d'origine

di Giulia Torlone08 Febbraio 2017
08 Febbraio 2017

Sulla vicenda delle adozioni in Congo, già al centro di inchieste e polemiche, si allunga l’ombra del sospetto: molti di quei bimbi arrivati in Italia non sarebbero stati regolarmente adottabili perché sottratti alla loro famiglia di origine con l’inganno o, forse, dietro il pagamento di una somma di denaro. La denuncia arriva da Silvia Della Monica, vicepresidente della Commissione Adozioni Internazionali (CAI) durante un convegno organizzato dal senatore Idv Maurizio Romani.

Della vicenda si era occupato L’Espresso in una lunga e articolata inchiesta del luglio scorso, che ha finito per mettere nei guai l’ente accreditato per le adozioni “Amici dei bambini” (AiBi), il quale aveva risposto alle denunce del giornale accusandoli di diffamazione e calunnia. Aibi infatti ha sempre precisato che le adozioni provenienti dal Congo erano state tutte autorizzate dalla Cai stessa e dalle autorità congolesi.

Ad oggi, però, con le nuove accuse mosse da Della Monica, la questione è più che aperta. La vicepresidente, il cui mandato è prossimo alla scadenza, ha spiegato che sulla vicenda ci sono degli accertamenti in atto da parte della Commissione e che è stata interpellata l’Autorità giudiziaria.

La vicenda Aibi – “Le adozioni devono essere etiche e pulite” ha detto ieri Della Monica, che ha accennato anche a “minacce quotidiane” che riceverebbe a causa della vicenda. “Ci hanno accusato di frenare le adozioni, che sono drasticamente diminuite in questi ultimi anni. Ma questo è un processo generale, avvenuto anche in altri Paesi, e dovuto ai maggiori controlli. Forse quando c’erano numeri più consistenti di adozioni i controlli erano meno stringenti?”.

Aibi, secondo la vicepresidente, è al centro di un grosso conflitto di interessi all’interno della stessa commissione. La Cai infatti è composta dal Forum delle associazioni familiari che “nella sua compagine vede la presenza di alcuni enti per le adozioni, tra i quali proprio Aibi, che è nel consiglio direttivo del Forum”. Come possono coabitare nella stessa organizzazione controllori e controllati? “In commissione non possono sedere enti, voglio fare pulizia e non mi tirerò indietro. Andrò fino in fondo. Io agisco per il Governo, non in proprio”. La Cai infatti è un organismo governativo che dipende dal presidente del Consiglio. Nella scorsa legislatura Matteo Renzi aveva delegato Maria Elena Boschi, nell’attuale esecutivo a capo c’è Paolo Gentiloni. Il forum che compone la commissione continua a negare categoricamente il conflitto d’interessi e riuscire ad uscire dall’impasse appare difficile e delicato.

“Se i bambini sono stati strappati alle famiglie e gli enti ne erano consapevoli, ci sono precise responsabilità da accertare”, conclude così la sua denuncia Silvia Della Monica.

Un passo indietro – Il 27 settembre del 2013 le autorità congolesi decisero di congelare i permessi di uscita dei bambini adottati da stranieri. Inizialmente la moratoria sarebbe dovuta durare un anno, tempo degli accertamenti, ma è poi stata prolungata ed è, fino a nuovo ordine, sempre in vigore.

Alexis Thambwe Mwamba, ministro della Giustizia e dei diritti umani del Congo, attribuisce questo blocco alle stesse famiglie adottive. «Certi genitori adottivi, senza attendere l’esito delle procedure avviate, facevano uscire fraudolentemente i bambini dal territorio nazionale. Un comportamento che rasenta il rapimento». Sotto il mirino ci sono soprattutto delle famiglie francesi accusate di irregolarità. Il ministero degli Esteri di Parigi, così, è stato costretto a sospendere le procedure per l’adozione dei bambini congolesi a partire dallo scorso dicembre, motivandola con presunte “irregolarità riscontrate nei dossier di adozione”.

Nel nostro Paese il blocco è stato rimosso rimosso per un tempo brevissimo quando nel 2014 arrivarono a Ciampino 31 bambini dalla Repubblica Democratica del Congo, accolti da Maria Elena Boschi. Da lì però, nuovamente, il nullaosta delle autorità congolesi non è stato più rilasciato e tanti bambini sono rimasti nel paese africano. Bisognerà anche vedere, ora, se le procedure di adozioni sono regolari o, come annuncia Silvia Della Monica, ci sarà una battaglia legale per accertare presunti rapimenti di minori.

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