«Il vero pezzo grosso da prendere è Alessio Casimirri». Cosi risponde Giuseppe Fioroni, ex presidente della Commissione parlamentare che ha indagato sul terrorismo e sul rapimento di Aldo Moro, ad una delle domande fatte durante l’intervista di Virginia Piccolillo pubblica dal Corriere della Sera.
Alessio Casimirri è uno dei più ricercati militanti delle Brigate Rosse, latitante dal 1982. Ha partecipato al sequestro e all’omicidio di Aldo Moro, agli omicidi Palma e Tartaglione e all’assalto della sede della Democrazia Cristiana di Piazza Nicosia. Per questi e altri reati è stato condannato in via definitiva a numerosi ergastoli.
La cattura di Cesare Battisti avvenuta in Bolivia dopo oltre 30 anni trascorsi fuori dai confini del nostro paese come rifugiato politico, ha riaperto il problema legato ai latitanti italiani legati al terrorismo degli anni ’70 che trovano asilo all’estero vivendo da liberi cittadini nonostante i reati commessi e le condanne pendenti.
Giuseppe Fioroni, continua affermando che «Esiste una rete di protezione. Bene aver preso Battisti ma adesso bisogna andare avanti».
Secondo il politico del Pd l’ex brigatista sarebbe stato protetto in più occasioni: fra il 1970 e il 1972 «quando gli è stato concesso il porto d’armi nonostante i fermi della polizia e nel 1978 quando nella sua abitazione fu trovata un’agenda piena di contatti con personaggi legati all’eversione».
Oggi Casimirri si trova in Nicaragua, Stato di cui è diventato cittadino e alla domanda se egli risulti ancora protetto Fioroni risponde testualmente «Sta lì, fa il ristoratore, ha una scuola di sub, tutti lo sanno. Piu protetto di cosi…»
Secondo l’ex deputato l’Italia non avrebbe fatto abbastanza per riuscire ad arrestarlo perché qualcuno ai piani alti teme alcune verità che lui conosce: «Su quegli anni c’è un perimetro del dicibile, tracciato dai pentiti, oltre non va nessuno. Sa molte cose, scomode per i terroristi, ma forse anche per lo Stato».