È morto, all’età di 86 anni, il regista e sceneggiatore Umberto Lenzi. Nato a Massa Marittima, in provincia di Grosseto, nel 1931, si era diplomato al centro sperimentale di cinematografia di Roma e aveva debuttato alla regia nel 1961 con il film “Le avventure di Mary Read”. E’ stato uno dei principali autori del cinema di genere e aveva diretto film come “Milano odia: la polizia non può sparare”, “Roma a mano armata” e “Napoli violenta”.
Una passione, quella per il cinema, nata quand’era giovanissimo. “Nella vita di provincia non c’erano molte occasioni: c’era chi andava al mare e chi pigramente passava le giornate al bar. Io preferivo il cinema”, dichiarò il regista in una delle ultime interviste rilasciate. Sapeva cogliere quel che accadeva sulla scena nazionale e internazionale e lo adattava al gusto italiano.
Lenzi conquista popolarità con il giallo, creando un vero e proprio sotto-genere, il giallo psicologico/erotico all’italiana, un genere ribattezzato dai critici come “poliziottesco”. La trilogia inizia nel ’69 con “Orgasmo”, prosegue con “Così dolce così perversa”” e si conclude l’anno dopo con “Paranoia”. È lo stesso Lenzi che definisce la trilogia “thriller dei quartieri alti”.
Poco apprezzati dalla critica ma premiati dal pubblico, i film come “Milano odia: la polizia non può sparare” del 1974, protagonista Tomas Milian nel ruolo di Giulio Sacchi, criminale sadico e codardo che vuol fare carriera nel mondo della mala, o come “Roma a mano armata”, del 1976, sempre con Milian. Con l’attore cubano, Lenzi crea un sodalizio al quale si deve il successo di tanti altri film. E sarà proprio con lui che inventerà “Er Monnezza”, il celebre personaggio protagonista di titoli-cult come “Il trucido e lo sbirro”.
Negli anni ’70 poi si dedica al genere “cannibalico”, che però non riscuote grande successo in italia, forse anche per via della censura. Torna al genere thriller-horror alla fine degli anni Ottanta e poi si ritira dalle scene, insieme alla moglie e attrice di alcuni suoi film Olga Pehar, concentrandosi su una nuova passione, la scrittura di libri gialli.
È del 2016 la biografia scritta da Silvia Trovato e Tiziano Arrigoni in cui si ripercorre la vita del regista, dalla giovinezza in Maremma al Centro sperimentale di Roma, fino al cinema di genere. Insomma, come recita il titolo, “Una vita per il cinema”.