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Addio a Luca Ronconi, il grande regista che rivoluzionò il teatro italiano

di Maria Lucia Panucci23 Febbraio 2015
23 Febbraio 2015

Luca-RonconiSi svolgeranno domani in forma privata nella parrocchia di Civitella Benazzone, in provincia di Perugia, i funerali del grande regista Luca Ronconi, una delle colonne portanti della cultura italiana. Avrebbe compiuto 82 anni il prossimo 8 marzo e invece si è spento sabato sera, poco dopo le 20, al Policlinico di Milano. Da alcuni anni il regista che rivoluzionò il teatro contemporaneo si sottoponeva regolarmente alla dialisi. Nell’ultima settimana le sue condizioni di salute si erano aggravate a causa di un’infezione virale ed era stato necessario il ricovero in ospedale.
Fantasioso, suscettibile, istrionico, sempre controcorrente, Ronconi era nato a Susa, in Tunisia, nel 1933. Tra prosa e lirica la sua è stata una vita interamente dedicata al teatro, prima come attore e poi come regista. “L’ho sempre ritenuto il lavoro più bello del mondo e non avrei potuto fare altro – ha confessato Ronconi in un’intervista – Per me il teatro è l’unico territorio in cui poter respirare naturalmente”.
Il suo debutto dietro le quinte risale al 1963 ma la svolta artistica è arrivata cinque anni dopo con la messa in scena dell’ “Orlando furioso” di Ariosto, nella versione di Edoardo Sanguineti, uno “spettacolo-festa” che invase chiese e piazze e rivoluzionò il modo di fare teatro, non solo italiano.
Dopo aver diretto le principali istituzioni teatrali nazionali, tra cui la Biennale di Venezia, gli Stabili di Torino e Roma, nel 1999 Ronconi fu chiamato al Piccolo per affiancare Sergio Escobar nella direzione e qui diresse alcuni dei capolavori spaziando dalle tragedie greche alla drammaturgia italiana di Pirandello, Ruffolo e Massini fino alle pièce ultracontemporanee di Rafael Spregelburd.
La vita di Ronconi può essere raccontata elencando gli oltre centro spettacoli che ha messo in scena, i tanti attori incontrati sul palco, i tanti allievi che hanno seguito le sue lezioni all’Accademia d’Arte Drammatica di Roma dove lui stesso aveva studiato anni prima.
Ronconi non ha mai messo di lavorare e di pensare al teatro, neanche quando la malattia lo costringeva a lunghe e pesanti dialisi. L’ultimo spettacolo, “Lehman Trilogy”, è proprio in questi giorni in scena al Piccolo di Milano. Ma il celebre regista aveva già in mente altri progetti come ha ricordato lo stesso Escobar: “Non voleva morire – ha detto commosso il direttore de “Il Piccolo” dopo la morte dell’amico – pensava addirittura ad nuovo spettacolo “Le donne gelose” da portare in scena a maggio”.
Tanti sono i messaggi di cordoglio che personaggi della cultura e della politica hanno inviato in questi giorni ai familiari. “Amore puro verso il palcoscenico”. Il sindaco di Milano Giuliano Pisapia ha salutato così il regista pubblicando la frase sul suo profilo Facebook insieme a una foto che li ritrae insieme mentre per Matteo Renzi l’Italia perde “un artista geniale”. Commosso anche il direttore d’orchestra Riccardo Muti, amico e compagno di lavoro di Ronconi, che ieri gli ha dedicato il requiem di Mozart che ha diretto a Chicago. “Con lui – ha dettto Muti – se ne va un altro pezzo di storia del teatro italiano, europeo e mondiale. A Ronconi il teatro di prosa e lirico devono essere riconoscenti”.

Maria Lucia Panucci

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