“Leale servitore delle istituzioni, politico appassionato, ricco di cultura e umanità”. Con queste parole il Capo dello Stato Sergio Mattarella ha ricordato Gerardo Bianco, storico esponente della Democrazia cristiana, morto questa mattina a Roma, all’età di 91 anni.
Nato a Guardia Lombardi, in provincia di Avellino, si laureò in lettere classiche all’Università di Parma, diventando poi docente universitario di storia della lingua e della letteratura italiana. Attivo negli anni universitari nella Federazione universitaria cattolica, si avvicinò poi alla Democrazia cristiana con cui fu deputato dal 1968 al 1994, ricoprendo anche la carica di vicepresidente della Camera dal 1987 fino al 1990, anno in cui divenne ministro dell’Istruzione (fino a marzo del ’91) del sesto governo Andreotti.
Nel 1994, dopo la disfatta della Dc – travolta dallo scandalo Mani Pulite e dal processo a carico di Giulio Andreotti per associazione a delinquere di stampo mafioso – aderì al Partito Popolare Italiano di Mino Martinazzoli. Nel 1995, a seguito della spaccatura con Rocco Buttiglione – allora segretario del partito – a causa della sua decisione di allearsi alle elezioni regionali con Forza Italia di Silvio Berlusconi, Bianco raccolse a sé tutta la parte sinistra e centrista del partito, che finì per dividersi a giugno dello stesso anno. Nei successivi tre anni guidò il Partito popolare italiano, contribuendo in maniera significativa alla nascita dell’Ulivo, alleanza elettorale di centro sinistra che portò per la prima volta Romano Prodi a Palazzo Chigi.
Nell’ultimo decennio della sua carriera politica, come ha ricordato il segretario del Partito democratico, Enrico Letta, ha dato un “contributo fondamentale alla nascita del centrosinistra”. Il cordoglio per la sua morte arriva unanime da tutto il mondo politico italiano che, al Senato – prima dell’inizio dei lavori odierni – ha voluto tributargli un minuto di silenzio.