NEW YORK – Diceva che i suoi film nascono da “idee”, frutto di una forma di ispirazione lontana e provenienti da un altrove non specificato. David Lynch, l’acclamato regista statunitense di “Velluto Blu”, “Mulholland Drive” e della serie tv “Twin Peaks”, è morto ieri all’età di 78 anni. Regista, sceneggiatore, produttore, musicista e artista visivo. Lynch, nato a Missoula, nel Montana, è considerato dalla critica uno tra i più influenti maestri del cinema contemporaneo. La scorsa estate, il regista aveva annunciato di essere affetto da un enfisema polmonare e che non avrebbe più potuto dirigere nuovi film.
L’influenza dello stile di Lynch nel cinema americano e internazionale
Lynch, premiato con la Palma d’Oro a Cannes nel 1990, il Leone d’oro alla carriera nel 2006 e l’Oscar alla carriera nel 2020, sarà ricordato per aver dato al cinema americano una visione artistica surreale. L’esordio da regista nel 1977, con “Eraserhead”. Tre anni dopo, nel 1980, è la volta di “The Elephant Man”. Nel 1984 esce “Dune”, tratto dal romanzo omonimo di Frank Herbert. Poi arriva “Velluto Blu”, il celebre thriller noir firmato da Lynch nel 1986. Con “Cuore selvaggio” il regista vince la Palma d’Oro al 43° Festival di Cannes. Nel 2001 esce “Mulholland Drive”, un film complesso, che racconta la storia di un’aspirante attrice di nome Betty Elms, interpretata da Naomi Watts. Nel 2006 è la volta di “Inland Empire – L’impero della mente”.
Con “Twin Peaks” la tv non sarebbe stata più la stessa
Era l’8 aprile 1990 quando negli Usa andava in onda il primo episodio della serie “Twin Peaks”, ideata da Lynch e Mark Frost. Da quel giorno, puntata dopo puntata, il mistero sulla morte di Laura Palmer è diventato un cult capace di incantare milioni di telespettatori in tutto il mondo. La serie, che ha vinto ben 13 premi, tra i quali tre Golden Globes e un Telegatto, ha rivoluzionato il modo di fare tv. In “Twin Peaks” il giallo è mescolato abilmente al dramma, con elementi soprannaturali. Nella celebre serie di Lynch, a differenza del passato, gli episodi non sono più autoconclusivi, ma la narrazione si sviluppa “episodio dopo episodio”, con una raffinata caratterizzazione dei personaggi.