È morta ieri per una leucemia che la lacerava da anni, Agnese Piraino Leta, moglie di Paolo Borsellino, il magistrato palermitano ucciso dalla mafia il 19 luglio 1992. Quasi 21 anni sono passati dalla strage di Via D’Amelio che le portò via l’amato marito e che stroncò la vita di cinque uomini della sua scorta. Ma Agnese non ha mai smesso di cercare la verità.
Critiche e attacchi personali le sono piovuti addosso dopo la sua testimonianza contro il generale dei carabinieri dei del Ros, Antonio Subranni, che Agnese, ricordando le confidenze del marito, aveva detto di essere affiliato a Cosa Nostra. Questo ed altre sue dichiarazioni contribuiranno a far procedere le indagini sulla trattativa Stato-mafia.
Ma ora è il tempo del ricordo e dell’omaggio a questa donna, figlia e moglie di magistrati, “un’eroina incredibile che ha continuato la testimonianza di Paolo rimanendo sempre fedele ai valori delle istituzioni”, come l’ha definita il Presidente della Regione Sicilia, Rosario Crocetta. Di lei, il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, in un messaggio di cordoglio ai familiari, ha ricordato “l’esemplare sobrietà e misura in tutte le occasioni di pubblica celebrazione della figura del marito, la personale gentilezza e amichevolezza”. Mentre era ancora in vita, il popolo dei social ha creato per lei la pagina facebook, “Fraterno sostegno ad Agnese Borsellino”, che oggi raccoglie i messaggi di affetto e cordoglio di sostenitori di ogni dove.
“Mio padre non sarebbe mai stato Paolo Borsellino se non avesse avuto al suo fianco una grande donna come la mamma”, ha dichiarato il figlio, Manfredo Borsellino. “Ora la mamma incontrerà papà e saprà come è andata” la strage del ’92 che la fece vedova.
Dopo il funerale, che si è svolto stamattina alle 9:30 il funerale, nella chiesa di Santa Luisa di Marillac (che diede l’addio pure a Paolo), il suo confessore, Don Cesare Rattoballi, ha sottolineato che “Agnese Borsellino era certa che sulla strage di via D’Amelio qualcosa non fosse stato detto, ha continuato fino alla fine a cercare la verità e la giustizia”. Don Cosimo Scordato che ha celebrato il funerale, l’ha ricorda come “un martire bianco” per la sua sofferenza. La bara, accolta all’uscita della Chiesa da scroscianti appaulsi, sarà tumulata nel cimitero di Santa Maria di Gesù.
Anna Serafini