Non bastava l’arsenico nell’acqua di Roma nord, spunta anche lo spettro dell’amianto con cui è stata costruita gran parte della rete idrica dell’Arsial dell’Agenzia della Regione Lazio. Secondo le analisi effettuate sembra infatti che alcune zone a nord della città, oltre ad avere un’acqua con livelli di arsenico fuori norma, hanno anche una rete idrica molto vecchia e costruita ancora in parte con l’amianto. Ora l’Agenzia della Regione Lazio è finita nel mirino per aver distribuito per anni acqua altamente tossica e la procura di Roma, che aveva già deciso di aprire un inchiesta sulla presenza dell’arsenico nell’acqua, ha aperto anche un fascicolo sulle presunte responsabilità di Arsial nella gestione della rete idrica della Regione Lazio.
A lanciare l’allarme sono stati alcuni agricoltori di Malborghetto che avevano denunciato i materiali tossici delle tubature. “E’ emerso che le condotte di Malborghetto e presumibilmente anche quelle degli altri sei acquedotti oggetto dell’ordinanza del sindaco, sono fatte di amianto, il materiale cancerogeno vietato dalla legge. E da quando io sono qui nessuno le ha mai sostituite”, racconta il proprietario di un’azienda di Roma Nord. Mentre un allevatore, mostrando una bottiglia di acqua color marrone appena prelevata dal rubinetto, si domanda: “Chi la berrebbe quest’acqua? I miei animali la prendono da sempre o perlomeno fino al 3 marzo, giorno in cui il Campidoglio ha comunicato il divieto di berla”. Insomma gli abitanti della zona sostengono che è difficile vivere senza acqua e con la paura di averla usata fino a pochi giorni prima, visto che nelle zone fuori legge è stato vietato bere, ma anche cucinare e curare pratiche di igiene personale, come lavarsi i denti. Pratiche che comportano l’ingestione anche limitata di acqua.
Giulia Lucchini