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Accordo in extremis al Congresso Usa: scongiurato il rischio default. Ma il Paese soffre la crisi

di Anna Serafini17 Ottobre 2013
17 Ottobre 2013

Congress-2Niente default per gli Stati Uniti: ieri Senato e Camera hanno approvato un accordo bipartisan “dell’undicesima ora” che consente il rialzo del tetto del debito, limite che senza l’intesa sarebbe stato raggiunto allo scoccare della mezzanotte. Dopo un testa a testa durato 16 giorni, i democratici hanno vinto anche la battaglia della sospensione temporanea dei servizi pubblici non essenziali: voluto dai repubblicani, e in particolare dalla minoranza estremista del Tea Party, lo shutdown che ha umiliato gli Usa nelle ultime due settimane è stato superato. Il governo federale riapre e i 450mila dipendenti pubblici allontanati il 1 ottobre possono tornare al proprio lavoro. Ma ora la vera sfida è “riguadagnare la fiducia del Paese”, ha dichiarato il Presidente, Barack Obama, uscito, se non sconfitto almeno destabilizzato, dalla crisi, anche politica, di questi giorni. Il ricatto repubblicano a Obama (tagli/blocco della riforma sanitaria) sarebbe costato 24 miliardi all’economia statunitense, secondo una prima stima Standard & Poor’s. Ma gli americani, il “Paese” di cui parla Obama, lo sanno meglio: da oltreoceano arrivano storie di chi per arrivare alla fine del mese vende latte materno, capelli e organi vitali. Reni compresi, anche se illegale.

I termini della tregua. “Abbiamo perso e basta”. È esaustivo, John McCain, ex candidato repubblicano alla Casa Bianca, sull’esito del voto di ieri, con cui il Congresso ha approvato il rialzo del debito pubblico – a mezzanotte pari al precedente limite di 16,7 trilioni di dollari -, garantendo così la facoltà di indebitarsi del Tesoro, e la fine dello shutdown. Nel testo, “c’è molto meno di quello che alcuni di noi avrebbero voluto”, ha ammesso Mitch McConnell, leader della destra al Senato. Ci sono comunque delle scadenze ben precise: entro il 13 dicembre democratici e repubblicani dovranno trovare un accordo sul contenimento del debito a medio e lungo termine; il 15 gennaio si chiuderanno i rubinetti che finanziano gli uffici governativi e il 7 febbraio ci sarà lo stop all’innalzamento del debito. Salvo nuovi accordi in itinere.

Il calo dei consensi. Lo stallo provocato dal Tea Party per attaccare l’Obamacare, la riforma sanitaria democratica, ha fatto precipitare nei sondaggi la destra e la sinistra. Quasi trasversale (76% degli intervistati) è il risentimento verso i repubblicani per la crisi del dopo 1 ottobre – quando il Congresso non era arrivato ad un accordo sul budget 2013-2014 -. Ma anche la presidenza di Obama è nel mirino delle critiche (53% di cittadini). “Dobbiamo farla finita con l’abitudine di governare attraverso le crisi”, dichiara il 44° Presidente Usa, “ora bisogna riguadagnare la fiducia del Paese”.

I danni all’economia. E se evitato il crac, la Borsa si è ripresa, Jay Carno, portavoce della Casa Bianca, ha ammesso che “non ci sono vincitori, perché il popolo americano ha comunque pagato un prezzo”. “All’economia è stato inflitto un danno che si poteva evitare” e che Standard & Poor’s ha quantificato in 24 miliardi di dollari, con una diminuzione del ritmo della crescita del 0,6% nell’ultimo trimestre rispetto alle previsioni precedenti alla sospensione dei servizi pubblici.  “Per la nostra economia, si tratta di una cifra ‘piccola’”, ha dichiarato il responsabile dell’ufficio americano dell’agenzia di rating, Beth Ann Bovino, ma dato che la perdita “succederà tutta insieme, velocemente e senza essere programmata, porterà dei danni”.

Capelli, latte materno e organi vitali in vendita. Nel frattempo, l’agenzia di stampa Bloomberg diffonde i risultati shock di un’inchiesta: per superare la crisi c’è chi, “ispirato” da Jo di Piccole Donne, offre “online per mille dollari” la propria “bella capigliatura”, “ricevendo nel giro di poche ore decine di risposte”. Oppure chi mette in vendita il latte materno o gli ovuli per l’inseminazione. Allo Shady Grove Fertility Center tra il 2012 e il 2013 è cresciuto del 13% il numero delle donatrici, che così guadagnano 7mila dollari. Ma c’è un mercato più proficuo, illegale e già sperimentato: quello dei reni. Se legalizzato, ogni organo varrebbe 15mila euro. Oggi la cifra è addirittura superiore.

Anna Serafini

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