La decisione di indire un concorso finalizzato all’assunzione di due medici non obiettori in tema di aborto, da destinare all’Ospedale San Camillo di Roma, ha suscitato molte polemiche e riacceso il dibattito attorno ad un tema etico da sempre terreno di scontro politico e morale. «Dobbiamo affrontare il grande tema dell’attuazione vera della 194 nei modi tradizionali, anche sperimentando forme molto innovative di tutela di una legge dello Stato che altrimenti verrebbe disattesa. Quindi è una sperimentazione, siamo i primi in Italia e penso che sia necessario garantire alle donne un diritto sancito dalla legge», ha affermato il presidente della Regione Lazio Nicola Zingaretti.
Ma la polemica non riguarda solo l’applicazione della Legge 22 maggio 1978 n. 194 (comunemente denominata “legge 194”) ovvero quella che consente e disciplina l’interruzione volontaria di gravidanza in Italia, ma ruota anche attorno all’obiezione di coscienza. Don Carmine Arice, direttore dell’Ufficio nazionale per la pastorale della salute della Cei, ha dichiarato all’Ansa che la decisione «snatura l’impianto della legge 194, che non aveva l’obiettivo di indurre all’aborto, bensì prevenirlo. Predisporre medici appositamente a questo ruolo è una indicazione chiara». Ha evidenziato inoltre come in questo modo non si rispetti «un diritto di natura costituzionale quale è l’obiezione di coscienza».
Circa la legittimità del concorso, alcuni dubbi sono stati espressi dal presidente emerito della Corte Costituzionale Cesare Mirabelli, che in una intervista a TV2000 ha affermato: «Un concorso che esclude coloro che sono obiettori è di dubbia legittimità», aggiungendo anche che «l’obiezione di coscienza è un diritto fondamentale riconosciuto alla persona e non può essere la rinuncia a questo diritto un requisito per partecipare a concorsi pubblici. Non si può discriminare tra chi esercita questo diritto e chi non lo fa».
Il presidente Zingaretti, soffermandosi sul tema, ha dichiarato: «L’obiezione di coscienza è garantita al 100%, per rispettare l’applicazione è stato promosso un bando per due unità di personale su oltre 2.200 operatori del settore, in un servizio strettamente finalizzato a operare richieste di interruzione di gravidanza. Chi legittimamente è obiettore non ha partecipato a questo bando e potrà portare le sue professionalità in altri campi del servizio sanitario e dello stesso Dipartimento della salute della donna e del bambino».
Quanto ai numeri su scala nazionale, ed ai raffronti con gli altri Paesi europei, si stima che i ginecologi obiettori, non praticanti l’interruzione volontaria di gravidanza, in Italia siano circa il 70%, in Francia il 7%, nel Regno Unito il 10%. Nei Paesi scandinavi non si registra alcuna obiezione di coscienza, mentre la legislazione in tema di aborto è fortemente restrittiva in Paesi come Irlanda e Polonia.