Prima Bersani, dalla Toscana, dove si trovava per la campagna elettorale delle primarie Pd, ha commentato il modus operandi di Beppe Grillo, attaccandolo dicendo «anche Grillo faccia primarie e non solo nuotate». Poi le riflessioni del segretario Pd si incrociano con quanto detto in piazza ad Arezzo, dove, rivolgendosi alla folla, aveva definito il voto come «storico». Forse, in fondo, non ci credeva neanche lui se era arrivato a dire «abbiamo vinto in Sicilia cose da pazzi». Anna Finocchiaro gioisce della vittoria dicendo che «il suo successo, in un quadro politico molto difficile che vede un siciliano su due non andare a votare ci dice che la speranza di cambiamento per la Sicilia e per l’Italia è rappresentata dal centrosinistra».
Vendola bastian contrario. Ma non tutta la sinistra è compatta nel celebrare la vittoria, Nichi Vendola, leader di Sel, è critico: «Trovo imbarazzante un certo tono trionfalistico di chi commenta il voto siciliano omettendo alcuni piccoli particolari. Quando l’astensionismo supera la meta’ dell’elettorato – ha continuato – vuol dire che la politica nel suo complesso è finita in un buco nero». Rosy Bindi maneggia la vittoria di Crocetta come una clava politica per rendere più presentabile il progetto di un fronte moderato, proposta condivisa anche da Massimo d’Alema. Bisogna, secondo la Bindi, «interpretare questo successo come viatico per una rottura vera con il passato anche recente e come spinta per un autentico cambiamento».
Le macerie del Pdl. Ed effettivamente forse neanche tutto il Pd sperava in una debacle così pronunciata da parte del Pdl. Con un Silvio Berlusconi che non si è speso in prima persona per le elezioni sull’isola, e con un Angelino Alfano che si giocava quasi tutto nel confronto interno, affiancato dal presidente del Senato. Il Pdl adesso promuove una riflessione diversa. Alfano a poche ore dal voto commentava che la sconfitta in Sicilia era dovuta alla divisione del popolo dei moderati. Al contrario ha detto nella conferenza stampa convocata quando la sconfitta era certa « noi ce l’abbiamo messa tutta per tenerli uniti». Per consacrare la sua analisi si appella alla figura di Berlusconi. «L’ho sentito – ha detto – e lui ha condiviso la mia analisi sulle elezioni in Sicilia».
Interrogato dai giornalisti sul suo futuro politico, sul quale aleggiavano le ombre delle dimissioni, Alfano ha risposto caricando il fucile delle primarie. Subito però rintuzzato da Sandro Bondi: «la mia opinione è che in primo luogo le primarie non sono la panacea nè dei problemi del centrodestra ne’ della crisi drammatica in cui versa l’Italia, di cui la condizione della Sicilia è uno degli aspetti più visibili e più gravi».
I giornali. I quotidiani del giorno dopo sono schierati sulle rispettive posizioni. Il Giornale titola “Quid o morte”, con una sottile allusione al famoso “quid” che avrebbe avuto Alfano, secondo Berlusconi. I due editoriali, rispettivamente di Sallusti e Feltri, analizzano il vero protagonista di queste elezioni: gli astenuti e il rischio di deflagrazione cui va incontro il Pdl. L’Unità apre con titolo sulla vittoria storica di Crocetta, ma anche qui l’editoriale di Claudio Sardo mette l’accento sull’astensionismo. «È suonato l’allarme» ha scritto il giornalista. Il Corriere della Sera apre con due editoriali di Gian Antonio Stella e Massimo Franco. Il primo analizza, forse in modo ripetitivo, il tema già analizzato dei vitalizi di Palazzo de Normanni, dove, secondo il giornalista, con l’arrivo dei grillini si sarebbe sparso il panico. Massimo Franco, invece, invita a non dare troppa importanza al voto siciliano. La Repubblica, infine, si concentra sul “terremoto nelle urne”, e sulla presunta sfida di Alfano a Berlusconi.