Con l’attenzione rivolta al coronavirus, c’è il rischio che le organizzazioni criminali proliferino. Ne parla Lirio Abbate, vicedirettore de “L’Espresso” e autore di numerose inchieste sulle mafie.
La macchina giudiziaria è ferma, i controlli ai porti sono diminuiti e la criminalità organizzata gestisce molti servizi essenziali. La pandemia è la situazione ideale per le mafie?
“Quello che sta accadendo oggi, secondo molti analisti, è una criminalità in attesa, ma un’altra parte si sta muovendo. E sono le mafie pronte a fare business. Le organizzazioni criminali sfruttano sempre le emergenze. In un’intercettazione effettuata alla vigilia della caduta del Muro di Berlino, si sentono due mafiosi che, prevedendo quello che stava per accadere, invitavano tutti ad andare dall’altra parte per investire e acquistare”.
Cosa devono temere e cosa devono evitare i commercianti ora?
“Di mettersi nelle mani di chi sembra un amico o di chi si propone di entrare in società, ma che poi, alla fine, gli sottrae l’attività. Perché ora le mafie dispongono di grande liquidità di denaro e, in questo momento, possono evitare di fare le code in banca”.
L’esercito e la polizia in queste ore sono impegnate nella lotta al coronavirus. Non c’è pericolo che la criminalità organizzata possa sfruttare questa situazione?
“I dati forniti dal Viminale ci dicono che i reati predatori, come le rapine, sono in forte diminuzione (calano persino del 60%, in alcune città anche dell’80%). Ma le mafie, da molti anni, sono diventate invisibili. Fanno attività di business sotterranea, con accaparramento di aziende per riciclare denaro”.
Diminuiscono i furti, ma aumentano i cyber-attacchi.
“Le mafie sfruttano in minima parte queste attività. Non sono collegate. Quando utilizzano la rete lo fanno per uno scopo preciso: trasferire denaro”.
E sul traffico di stupefacenti?
“Anche su quello si è registrato un calo. È molto più difficile per gli spacciatori girare e portare a domicilio la droga”.
Le organizzazioni criminali controllano numerose aziende agricole. Tante le code ai supermercati e molte le persone che non vogliono farle. Non c’è rischio che si sviluppi un mercato nero gestito dalle mafie?
“Sì. Per questo bisogna stare molto attenti ai trasporti e alle società che portano i prodotti ai supermercati e che gestiscono l’approvvigionamento delle materie prime”.
Altro tema caro alle organizzazioni criminali è la sanità. Quali sono i pericoli?
“La sanità è stata sempre un vecchio pallino dei mafiosi, producendo materiale sanitario. Negli ultimi anni questo un po’ meno, perché le aziende che forniscono apparecchiature per gli ospedali devono dare molte garanzie che ne assicurino la trasparenza. Ma oggi, con l’emergenza, bisogna stare attenti. Ogni Stato è disposto a reperire materiale sanitario da chi può. Attenzione soprattutto ai Paesi esteri, a quali società vendono materiale e a quale prezzo”.
Nonostante il coronavirus, le mafie restano quindi in salute.
“Le mafie nemmeno il cancro riesce ad abbatterle. Si rigenerano sempre. Non c’è ancora un vaccino per eliminarle”.