HomeCronaca Come si è arrivati all’elezione del “papa nero”
La partita a scacchi all’interno del conclave

Come si è arrivati all’elezione del “papa nero”
La partita a scacchi all’interno del conclave

di Giulia Di Stefano14 Marzo 2013
14 Marzo 2013

Argentino e gesuita. In queste due caratteristiche si riassume tutta la novità e la sorpresa per l’elezione di Jorge Mario Bergoglio al soglio di San Pietro. Perché i cardinali che entrano in conclave, prima di rappresentare se stessi, agli occhi dei colleghi porporati e poi del mondo intero, rappresentano anzitutto l’ordine religioso cui appartengono e il paese di provenienza.
Sud America batte Italia. Una gaffe rivelatrice quella della Cei,la Comunità Episcopale Italiana, che per portarsi avanti aveva già pronto un comunicato per esprimere la “gioia e la riconoscenza dell’episcopato e della Chiesa italiana per l’elezione del cardinale Angelo Scola”. La probabilità del ritorno di un papa italiano dopo 35 anni era piuttosto quotata e auspicata dalla Curia ma, già da prima della rinuncia di Benedetto XVI, era cresciuta la spinta fra i cardinali a guardare oltre l’Europa e oltre Oceano. Non a caso, accanto all’arcivescovo di Milano, i più papabili fino a ieri erano i candidati del nuovo continente: il canadese Marc Ouellet, l’arcivescovo di Boston Sean O’Malley, il brasiliano Odilo Pedro Scherer. Il cardinal Bergoglio, dal canto suo, era noto per essere stato nel 2005 il candidato sostenuto dal riformatore Carlo Maria Martini e il diretto concorrente di Ratzinger, voluto dall’ala più conservatrice della Curia. Gli scandali del cosiddetto Vatileaks e le vicende travagliate dello Ior avevano d’altronde scalfito recentemente la credibilità del Vaticano “romano”. I vescovi e i cardinali di oggi sono cresciuti all’ombra di pontefici stranieri ma europei, un polacco e poi un tedesco, ed è prevalsa ora la volontà di non proseguire sulla scia eurocentrica ma di guardare al resto del mondo, al continente che raccoglie da solo la metà dei cattolici del pianeta. E’avvenuto un sorpasso “qualitativo” del numero dei fedeli sul numero dei porporati in Sistina. In piazza, addossate alle transenne dirimpetto la basilica, le bandiere brasiliane, argentine e americane erano dispiegate ben prima dell’habemus papam.
Papa Francesco il gesuita e il toto-papa delle “lobby”. “Papa nero”, così è da sempre soprannominato il Superiore dei gesuiti, per via del colore della sua tonaca e l’influenza dell’ordine nel cattolicesimo. Ma il papa bianco non era ancora mai stato pescato dal mazzo della Compagnia di Gesù, l’ordine fondato da Sant’Ignazio da Loyola nel 1534. Alla vigilia dell’elezione, tuttavia, tra le varie “lobby” più influenti (come molti media definiscono i gruppi di potere all’interno della Chiesa cattolica), i gesuiti non erano stati presi in particolare considerazione nelle comuni riflessioni da toto-papa. Campioni dell’evangelizzazione, straordinariamente compatti nella disciplina e grandi educatori, fondatori di università in tutto il mondo: i gesuiti, nel corso dei secoli, hanno spesso goduto nell’immaginario collettivo della fama di cospiratori e complottisti nei confronti della Curia romana.
I Cavalieri di Colombo e gli altri. Di più recente formazione ma molto influenti poiché grandi finanziatori del Vaticano, i Cavalieri di Colombo, la più grande organizzazione cattolica di servizio fraterno, fondata negli Stati Uniti nel 1882, erano “in corsa” invece con i cardinali nordamericani Timothy Dolan e Sean O’Malley.
Delusa dal conclave del2005, incui appoggiò invano l’allora arcivescovo di Milano Luigi Tettamanzi,la Comunitàdi Sant’Egidio capitanata dal ministro Andrea Riccardi si è mossa questa volta con cautela e, aldilà del caldeggiare un’elezione italiana, non ha portato avanti candidature forti. Il mentore del conservatore Angelo Scola, dato per favorito e definito come l’ideale continuatore del pontificato di Ratzinger, è stato invece don Luigi Giussani, il fondatore di Comunione e Liberazione. Al meeting di Cl del 2002, Scola entrò però in polemica con i ciellini più “moralisti”, sancendo un suo allontanamento dal movimento ecclesiale.
Giulia Di Stefano

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