Era il 4 febbraio del 1960 quando al Fiamma di Roma, in via Bissolati, veniva proiettato per la prima volta “La dolce vita” di Federico Fellini. Per la première della pellicola era stato scelto il cinema dei grandi eventi della capitale. Oggi il silenzio e il vuoto avvolgono il Fiamma, che ha chiuso per la pausa estiva del 2017 ma non ha riaperto più. Davanti al portone che ha visto entrare le celebrità del cinema mondiale dormono i senzatetto avvolti da coperte e cartoni. Il Fiamma è tra i tanti esercizi che non ha resistito alla crisi che ha colpito il mercato.
I dati Cinetel 2018 disegnano un quadro sempre più critico: lo scorso anno al box office italiano sono stati incassati 555 milioni di euro, con 85 milioni di biglietti venduti. Rispetto al 2017 il calo è stato del 4,98% per gli incassi e del 6,89% delle presenze, mentre confrontando il dato con il 2016 si può parlare di un crollo vero e proprio, con il -16,01% di incassi e -18,42% di titoli venduti. Più in generale si tratta del risultato peggiore dal 2006, quando l’incasso complessivo fu di 546 milioni di euro.
Partendo proprio da questi dati, S.L., vicedirettore di uno dei più importanti multisala della Capitale, ha cercato di spiegare il trend negativo dell’ultimo anno: “È successo quello che ci aspettavamo, il calendario non aveva titoli che ci dessero la speranza di avere un anno performante, c’è stata una carenza sia di film italiani degni di nota che di titoli per famiglie”. Così, soprattutto quest’anno, è iniziata la ricerca di nuove idee per riportare le persone al cinema: “In questo momento un’ottima soluzione è quella di riproporre al cinema titoli che si sa già che sono di richiamo – spiega il vicedirettore del multisala -. Noi ad esempio abbiamo fatto delle rassegne: ’80-’90 dove abbiamo riprogrammato i vecchi film, kids che prevede la proiezione di un film per bambini uscito tempo prima ogni domenica mattina, c’è stato chi ha fatto la rassegna di Harry Potter, riproiettando tutta la maratona”.
L’ingresso sul mercato di piattaforme di streaming online come Netflix potrebbe aver influito sulla crisi degli ultimi anni, ma “nessuno ha la risposta certa – continua il vicedirettore – penso possa aver influito leggermente sul calo delle presenze, ma non è il problema principale anche perché si tratta di due esperienze di visione completamente differenti. Ritengo che il calo del 2018 sia dovuto al calendario, ai titoli dei film usciti, alla tipologia dei film usciti e alla mancanza di filoni interessanti. Per questo credo che questa crisi non dipenda tanto dagli esercenti, quanto dal mercato”.
IL CASO ROMA
“Negli ultimi decenni a Roma hanno chiuso oltre 50 sale cinematografiche e negli ultimi 24 mesi abbiamo registrato la chiusura dello storico cinema Fiamma a via Bissolati, il Maestoso, il Royal e anche il Reale”, racconta Viola Brancatella, che ha realizzato insieme al collettivo Cinescope, il documentario per il web “Buio in sala” e gestisce un sito web omonimo che studia e monitora la chiusura dei cinema nella capitale.
La scorsa estate era stata annunciata la vendita all’asta dei cinema capitolini appartenenti al gruppo di proprietà di Massimo Ferrero, tra cui l’Adriano di piazza Cavour. Il dietrofront era arrivato a fine agosto, quando un collaboratore del presidente della Sampdoria aveva annunciato un accordo con un investitore internazionale. Questa intesa doveva portare alla ristrutturazione e al mantenimento delle sale del gruppo, ma il Reale e il Royal non hanno più riaperto dopo la chiusura estiva.
“Le cause della chiusura delle sale cinematografiche sono varie, tra queste c’è sicuramente la competizione con le nuove piattaforme, che offrono a prezzi molto convenienti un grande numero di prodotti audiovisivi, quindi in questo senso la visione a casa in solitaria ha preso il sopravvento rispetto al passato – spiega Brancatella -. Sicuramente è cambiato il consumo, il pubblico spesso lamenta prezzi del biglietto troppo alti, però c’è anche un elemento di costume per cui se in passato il cinema era uno dei pochi divertimenti degli italiani, in cui si stava insieme ci si ritrovava, oggi non è più così”.
Oltre alle sale chiuse definitivamente ci sono quelle che sono state trasformate in altri esercizi commerciali: oggi, distribuiti omogeneamente nella Capitale, ci sono 97 ex cinema, tra bingo, ristoranti, sale giochi e centri commerciali. Nonostante ci siano delle leggi a tutela della continuità d’uso dei luoghi di interesse culturale, i vincoli decadono a causa di accordi in deroga direttamente tra il Comune di Roma e i proprietari delle mura. Così l’antico Etoile di Piazza San Lorenzo in Lucina è diventato una boutique di Louis Vuitton, il Quirinale di via Nazionale oggi è la sede di Banca d’Italia. Il Garden, il Rouge et Noir e l’Ariel sono stati trasformati in sale bingo, l’Eldelweiss è diventato un negozio di arredamenti, il Bristol un centro commerciale.
LE PROSPETTIVE
Nel 2019 i cinema italiani resteranno aperti anche in estate grazie all’arrivo in sala di titoli americani molto attesi, sia per famiglie, come Il Re Leone e Toy Story 4, sia per appassionati di saghe, come i sequel di Spiderman e Men in Black. Mario Lorini, presidente ANEC, ha definito l’anno appena concluso “un segno tangibile che produttori, distributori ed esercenti cinema, uniti in un progetto comune, sanno da dove ripartire”. Gli ha fatto eco il presidente ANEM, Carlo Bernaschi, che ha rilanciato i progetti per il 2019: “La filiera dell’industria del cinema ha preso finalmente coscienza di dover cambiare il modo di uscire durante tutta la stagione ed ha concordato uscite estive molto importanti accompagnate, in accordo con il MiBAC, da una forte campagna di comunicazione che inizierà con i David di Donatello”. Una fiducia condivisa da Francesco Rutelli, presidente dell’ANICA, l’Associazione delle industrie cinematografiche, che ha auspicato una vittoria nella “sfida per la qualità dei prodotti, per incontrare le aspettative di un pubblico esigente”.