Sono attese più di 30mila persone da tutta Italia. Il 30 marzo, a Niscemi, in provincia di Caltanissetta, il Coordinamento regionale dei comitati No Muos ha indetto una manifestazione nazionale, a sostegno della lotta contro questo sistema di antenne chiamato appunto Muos, ma non solo. Oltre alla revoca definitiva e immediata dell’installazione del Muos, infatti, i comitati, con il sostegno di tutte le forze della società civile e politica, chiedono anche lo smantellamento di altre 46 antenne Nrtf (Naval Radio Transmitter Facility), già installate e operanti nel territorio niscemese sin dagli anni ’90, oltre alla smilitarizzazione della base Nato di Sigonella, l’aeroporto militare americano a ridosso della città di Catania.
Cos’è il Muos – Muos sta per Mobile User Objective System. E’ un sistema di comunicazioni satellitari ad altissima frequenza e a banda stretta composto in totale da quattro impianti geostazionari, uno dei quali è appunto in fase di realizzazione a Niscemi. Gli altri tre sorgono in Florida, in Australia e nelle Isole Hawaii, in aree a quanto pare molto distanti dai nuclei abitativi. Il programma Muos è gestito dal Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti e servirà essenzialmente a gestire le comunicazioni tra le varie truppe americane sparse sui fronti internazionali e il comando centrale del Pentagono. Il punto è capire se effettivamente queste onde elettromagnetiche irradiate dal Muos facciano effettivamente male alla salute e all’ambiente.
Il vertice a Roma – La manifestazione assume ancora più rilevanza dopo il vertice di lunedì scorso a Roma, quando il caso Muos è finito sul tavolo di Palazzo Chigi. In quell’occasione è stato convenuto – si legge in una nota – di “rispondere alle preoccupazioni delle popolazioni locali con lo studio di un organismo tecnico indipendente sulla valutazione dell’impatto sull’ambiente e sulla salute delle popolazioni interessante dalle emissioni elettromagnetiche”. Il premier Monti, assieme ai suoi ministri, ha concordato conla Regione siciliana – si legge ancora nella nota – di affidare “a un organismo tecnico indipendente uno studio approfondito” per valutare in tempi brevi “l’impatto sull’ambiente e sulla salute delle popolazioni interessate delle emissioni elettromagnetiche” del sistema satellitare Usa, in fase di realizzazione a Niscemi, “anche in caso di utilizzo alla massima potenzialità degli impianti”. Si pensa all’Istituto superiore di Sanità o a all’Oms, eventualmente in raccordo con l’Ispra. E non c’è da stupirsi visto che, delle tante relazioni e perizie tecniche stilate sin dal 2006, da parte di esperti americani prima, poi dell’ARPA, ma anche da parte dell’Università di Palermo e del Politecnico di Torino, nessuna è riuscita a trovare ancora una soluzione. Allo stato attuale, quindi, sino a quando non si conosceranno gli esiti di tali studi, le parabole non saranno installate.
Un lungo iter legislativo – Soddisfatto il presidente della Regione Sicilia, Rosario Crocetta, che aveva già provveduto ad avviare la procedura di revoca delle autorizzazioni rilasciate dal precedente governo Lombardo e a seguito soprattutto di una mozione, al tavolo di Palazzo d’Orleans, a firma del Pd e del Movimento 5 Stelle. Movimento che aveva addirittura minacciato di togliere il proprio appoggio all’approvazione del bilancio regionale se non fosse stata garantita, da parte della Presidenza, la revoca immediata dei lavori. Quel che infatti è ancora da capire è su chi ricade effettivamente la competenza decisionale. Il territorio su cui già sorgono le 46 antenne Nrtf, e su cui sono già state avviati i lavori del Muos (anzi, quasi ultimati, avendo ormai raggiunto quasi l’80% dello stato d’avviamento dei lavori), è una base militare americana, che sorge però su territorio italiano e per giunta all’interno di un’area protetta SIC, ossia sito d’interesse comunitario (e quindi sotto questo profilo di stretta competenza regionale). Proprio in ragione di ciò, infatti,la Procura di Caltagirone, lo scorso ottobre, aveva disposto il sequestro della stazione radio MUOS di Niscemi, in quanto l’installazione avrebbe violato le prescrizioni fissate dal decreto istitutivo dell’area protetta. Sequestro che è stato però annullato dopo pochi giorni dal Tribunale della Libertà di Catania, dando così il via libera alla ripresa dei lavori. Il Procuratore della Repubblica presso il tribunale di Caltanissetta, dopo le motivazioni del Tribunale di Catania, è però ricorso in Cassazione, la cui sentenza è attesa entro il mese di marzo.
Marina Bonifacio