La procura federale di Manhattan ha ordinato ai funzionari che lavorarono nel gennaio del 2017 all’organizzazione dell’insediamento del presidente Usa, Donald Trump, di consegnare i documenti relativi ai fondi utilizzati per l’evento. I procuratori ipotizzano che denaro proveniente dall’estero sarebbe stato usato per l’allestimento dell’Inauguration Day, contravvenendo alle leggi federali sull’acquisizione di fondi per le campagne elettorali, che vietano che i contributi possano essere forniti da altre nazioni. I responsabili dell’insediamento sarebbero stati inoltre a conoscenza della natura illecita delle donazioni, perché in questi casi, per poter versare un contributo, è necessario fornire un “attestato di legalità”, che comprovi la liceità dei versamenti.
Le indagini si iscrivono nel solco della vicenda “Russiagate”, tesa a comprovare l’ingerenza russa sulla campagna per le presidenziali del 2017, e sulla quale l’ex direttore dell’Fbi Robert Mueller indaga da quasi due anni. Non è un caso quindi che gli occhi degli investigatori sarebbero puntati proprio su Mosca, per cercare l’origine delle donazioni. Nessuna forma di contributo è escluso dalle ricerche dei procuratori, che avrebbero richiesto documenti relativi anche ai contratti di fornitura, alla vendita delle fotografie e dei biglietti dell’evento.
Trump rischia quindi un ulteriore aggravarsi della sua posizione, già da tempo al centro di polemiche a causa del lungo “shutdown” (il blocco delle attività federali) a cui ha costretto gli Usa nell’ultimo mese. La scorsa notte inoltre ha ricevuto a cena il presidente della Federal Reserve, Jerome Powell, per cercare di trovare un accordo sull’aumento dei tassi di interesse, provvedimento osteggiato dalla presidenza e su cui da mesi si consuma un ampio dibattito con il vertice della Fed.