Dopo un mese di carcere si sono pentiti Francesco Colletti e Filippo Bisconti, componenti della nuova Cupola mafiosa, facendo i nomi dei nuovi capi di Cosa Nostra. Questo ha portato ad una vasta operazione antimafia, scattata alle prime luci dell’alba nel palermitano: sono finiti in manette sette boss della nuova generazione dei clan. Tra questi il ventinovenne Leandro Greco, nipote di Michele detto il ‘Papa’, che si faceva chiamare come il nonno, ma anche Calogero Lo Piccolo, figlio di Salvatore, il signore del racket condannato all’ergastolo nel 2007.
L’indagine condotta dai magistrati di Palermo sulla Nuova Cupola, che a dicembre ha portato in cella 47 persone, è iniziata quando gli inquirenti hanno intercettato le parole di Colletti che raccontava al suo autista di una riunione di fine maggio: “Si è fatta comunque una bella cosa, per me è una bella cosa questa, molto seria, con bella gente, grande! Gente di paese, vecchia gente di ovunque”. Durante l’incontro, i capi dei mandamenti di Palermo avrebbero riportato in vita la commissione provinciale di Cosa nostra e designato il nuovo capo dei capi: Settimo Mineo, ottant’anni, professione ufficiale gioielliere e imputato al maxiprocesso. La Cupola, stretta da anni di strapotere corleonese e tenuta in sonno durante la detenzione di Riina, l’unico capo indiscusso di Cosa nostra, è tornata a funzionare. Fino a quando Colletti e Bisconti, finiti in carcere nelle ultime settimane, hanno iniziato a parlare.
La presidente dei deputati di Forza Italia, Mariastella Gelmini, ha esultato su twitter: “L’antimafia dei fatti. Grazie ai magistrati e alle Forze dell’Ordine per l’operazione di oggi”. Mentre Mario Giarrusso, capogruppo del Movimento 5 Stelle in Commissione Antimafia, ha lodato la prontezza degli inquirenti, che “è tra le armi migliori per smantellare i progetti criminosi che tolgono respiro alla parte sana del Paese”.