L’Italia frena la crescita globale. “Il nodo spread-banche e in generale la situazione finanziaria italiana sono, insieme a Brexit, il primo punto fra i principali fattori di rischio globali per questo la crescita dell’economia mondiale è rivista al 3,5% rispetto al 3,7 di ottobre”. A dirlo è il Fondo Monetario Internazionale che ieri sera ha ribassato allo 0,6% le stime di crescita del nostro paese per l’anno in corso. Ma è subito scontro con il governo italiano.
Secondo il Fondo Monetario Internazionale, a pesare sul rallentamento globale sono stati soprattutto i dazi posti dalla politica economica del presidente Usa Donald Trump. Già Banca d’Italia la scorsa settimana aveva ribassato dello 0,4% le stime di crescita dell’esecutivo presenti in manovra. Per la Fondazione Einaudi e Ubi Banca le criticità sono imputabili alla mancanza di investimenti nella finanziaria recentemente approvata.
“Al Fondo monetario non stanno bene, l’economia italiana è sana e gli italiani sono i più grandi risparmiatori al mondo”. Così ha polemizzato il vicepremier e ministro dell’Interno Matteo Salvini. “Non hanno mai preso una previsione questi professoroni”, ha concluso il leader leghista. Anche Tria difende le stime del governo: “In realtà il rischio vero viene dalle previsioni sempre errate del Fondo Monetario Internazionale”.
La valutazione negativa del Fondo arriva alla vigilia del forum di Davos, dove ogni anno la fondazione World Economic Forum i invita i maggiori protagonisti politici ed economici sulla scena per discutere di come affrontare le sfide della contemporaneità.
Al ribassamento delle stime di crescita non si è lasciata attendere la reazione dell’esecutivo.