Theresa May è salva. Ma l’ipotesi di “no deal” continua a spaventare non solo i britannici, ma soprattutto l’Europa. In attesa di lunedì, giorno in cui i parlamentari torneranno a Westminster per proseguire la discussione sul divorzio dall’Unione europea, i governi di Germania, Francia, Italia stanno cercando di correre ai ripari. “L’ipotesi di una Brexit senza accordo è sempre meno improbabile. In queste condizioni, responsabilità del governo è fare in modo che il nostro Paese sia pronto e gli interessi dei nostri concittadini tutelati”, ha dichiarato il premier francese Edouard Philippe alla conclusione della riunione con i ministri competenti a Parigi.
Anche Angela Merkel, cancelliera tedesca, prova a tendere la mano sottolineando che il tempo per trattare c’è ancora, ma ricorda che i 27 paesi dell’Ue non hanno voglia di rinegoziare i termini dell’accordo siglato a novembre. Merkel consiglia alla premier britannica di presentarsi con una nuova proposta sulla rinegoziazione del fatidico 29 marzo, giorno in cui ufficialmente il Regno Unito dovrà lasciare l’Unione europea con o senza accordo. “Mai il rischio di un no deal è stato così vicino” avverte intanto Michel Barnier capo negoziatore di Bruxelles.
La questione più spinosa dell’accordo rimane ancora quella legata ai confini nordirlandesi e al cosiddetto “backstop”. L’Ulster, infatti, potrebbe restare all’interno del mercato unico europeo, ipotesi che scontenta sia i sostenitori dell’Hard Brexit, ma soprattutto gli unionisti nordirlandesi che temono un distacco dalla Gran Bretagna in favore dell’Irlanda.
Tuttavia, 118 conservatori e 10 alleati del Democratic Union Party dell’Irlanda del Nord, che si sono schierati contro l’accordo martedì, hanno invece bocciato la mozione di sfiducia presentata del leader laburista Jeremy Corbyn. Questo non cambia la delicata posizione in cui trova adesso Theresa May.