Non c’è stato nulla da fare quando i vigili del fuoco sono arrivati ad Aspro, una frazione di Sassoferrato (Ancona). La bambina di 11 anni era già morta, intossicata a causa del monossido di carbonio che si sarebbe sprigionato da una stufetta nella sua camera, dove stava dormendo insieme a suo fratello. Il piccolo, di 7 anni, è ora ricoverato in gravi condizioni all’ospedale di Fabriano. A dare l’allarme sono stati i genitori, che stando alle prime informazioni non avrebbero sintomi di intossicazione – sembra infatti che il padre fosse già uscito di casa per andare al lavoro.
Una tragedia per la famiglia sudamericana, soprattutto per il modo in cui è stato scoperto l’incidente: la madre si sarebbe infatti accorta di quanto accaduto mentre cercava di svegliare i figli per portarli a scuola.
Ogni anno sono circa 400 i casi di avvelenamento da monossido di carbonio (CO), questi i numeri gestiti e comunicati Centro Nazionale di Informazione Tossicologica (CNIT) dell’IRCCS Fondazione Maugeri. Il gas è inodore, incolore, insapore, non irritante e quasi impercettibile, ma è anche altamente tossico. Un nemico subdolo, in grado di portare alla morte senza farsi vedere. Tra i soggetti più a rischio vi sono i bambini, le donne in gravidanza, gli anziani e i cardiopatici.
Gli esperti del CNIT la considerano un’intossicazione “stagionale”, causata dalla cattiva combustione in impianti termici mal funzionanti o da utilizzo di mezzi di riscaldamento inadeguati. La maggioranza dei casi si verifica d’altra parte nel periodo invernale, con un’escalation nei periodi più freddi o caratterizzati da ondate di freddo.
Lo sprigionarsi di questo gas tossico è solitamente causato dalla “cattiva” combustione di carburanti contenenti carbonio. Questi dispositivi sono particolarmente pericolosi in ambienti chiusi come le stanze di una abitazione, portando ad eventi nefasti. Lo dimostra quanto accaduto oggi in provincia d’Ancona.