Pochi sanno che la città di Palermo è attraversata da un fiume. Gli stessi abitanti se ne dimenticano: l’Oreto è un fiume abbandonato, negletto. Nonostante i 130 Km² d’estensione dell’intero bacino idrografico e i suoi 20 kmdi lunghezza, l’Oreto non esiste. Il fiume che scorre dalle colline della Conca d’oro fino alla costa tirrenica della borgata di Sant’Erasmo, nella parte orientale della città, viene rimosso dalle coscienze dei palermitani. Eppure è lì, ben visibile.
All’inizio del secolo scorso l’Oreto faceva parte a pieno titolo non solo del paesaggio urbano, ma anche della vita quotidiana dei cittadini. Oggi le sue condizioni non interessano più a nessuno, o quasi.
Igor D’India, un giovane documentarista palermitano, ha intrapreso un viaggio insolito: ha seguito il corso del fiume dalla foce alla sorgente. Un percorso accidentato e non privo di pericoli, che però gli ha permesso di scoprire anche rari scorci naturali di straordinaria bellezza, quando il fiume si insinua tra pareti di roccia calcarea, in una stretta gola tra i paesi di Altofonte e Monreale, o quando viene nascosto da una fitta vegetazione, tra i canneti e le ortiche, e improvvisamente si popola di pesci, rane e tartarughe. Fin qui l’Oreto sembrerebbe un locus amoenus. Mabastano pochi passi e un primo sguardo per accorgersi che l’acqua raccoglie i liquami di interi quartieri. Già all’altezza della Stazione Centrale e nei pressi del carcere Pagliarelli, il letto del fiume ospita rottami e rifiuti di ogni genere. L’odore di fogna è insopportabile, e lo scenario è desolante: cellulari, vecchie carcasse di auto, pneumatici, scarpe, palloni, oltre agli escrementi che galleggiano sulla superficie dell’acqua.
Nel 2009 le acque del fiume si sono persino tinte di rosso. Qualcuno ha gridato al miracolo, ma la verità è ben più prosaica, e farebbe risalire l’inconsueto colore ad un macello clandestino di capretti, in occasione della Pasqua.
Le stime dell’Arpa (Agenzia regionale per la protezione dell’ambiente) sui livelli di inquinamento non sono certo rassicuranti. Già in collina si rileva un’alta concentrazione di scarichi abusivi, che aumentano in prossimità della foce.
Insomma ce ne sarebbe abbastanza per correre ai ripari, se vivessimo in un Paese normale. Ma soprattutto in Sicilia, ogni conquista di civiltà deve essere preceduta da una lotta, spesso impari, contro l’illegalità. E gli esiti sono tutt’altro che certi.
E dire che di tentativi per contrastare questo stato di cose ne sono stati fatti. L’architetto Antonio Presti, presidente della Fondazione Fiumara D’Arte, ha lanciato nel 2004 il progetto “Io sono il fiume Oreto dell’umanità”, un’iniziativa che ha coinvolto 150 scuole del territorio, e che aveva come obbiettivo la sensibilizzazione delle istituzioni sulla questione, a partire da una voglia di cambiamento espressa dalla società civile.Nell’arco di sei anni sono state raccolte oltre settantamila firme, che sono poi state consegnate, nel maggio 2010,all’onorevole FrancescoCascio, presidente dell’Assemblea Regionale Siciliana. La petizione mirava a promuovere la tutela e il risanamento delle acque e la bonifica dell’area, riqualificandola con l’istituzione di un Parco naturalistico e la creazione di un museo a cielo aperto, con opere scultoree.
La facoltà di Architettura dell’Università degli Studi di Palermo ha collaborato alla stesura di studi di fattibilità del parco fluviale, lavori che negli anni si sono accumulati e che di fatto sono rimasti inutilizzati.Nellostudio compilato nel 2005si legge la volontà di connettere zone degradate e fatiscenti della città al fiume Oreto, “innescando deiprocessi virtuosi capaci di determinare sviluppo sostenibile”. Il parco dovrebbe sviluppare diverse potenzialità, fungendo da parco fluviale, parco agricolo e parco urbano,poiché l’ipotetico perimetro dovrebbe tener conto della compresenza di aree pubbliche e private. Un’opera di certo non poco ambiziosa.
L’impegno di Presti è stato appoggiato attivamente anche da Danielle Mitterand, ex “première dame” francese, membro del Comitato Internazionale per il Contratto Mondiale dell’Acqua, che ha presenziato ad una delle tante manifestazioni. Ma, nonostante diverse sollecitazioni, l’appello è rimasto sostanzialmente inascoltato, e le promesse dei politici sono state disattese.
In verità l’idea di istituire un parco fluviale dell’Oreto non è nuova. Viene inserita per la prima volta addirittura nel piano regolatore del 1957. Quarant’anni più tardi, nel ’97, è ancora oggetto d’esame del nuovo piano, ma nulla accade. Nel 2002 i comuni di Palermo, Altofonte e Monreale siglano un protocollo d’intesa per la riqualificazione del sito. Nel 2008 un comitato civico consegna tremila firme al sindaco di Palermo Diego Cammarata (Pdl), che si limita a ringraziare sentitamente.
All’Assemblea Regionale viene poi presentato dall’onorevole Salvino Caputo (Pdl) un disegno di legge che prevede l’istituzione di un comitato per la realizzazione del parco; l’onorevole Davide Faraone (Pd) firmaunemendamento al disegno di legge 113 di riforma dell’attuale legge sui parchi regionali.Ma nessuna di queste iniziative è stata mai messa all’ordine del giorno.
L’Oreto sembra insomma destare preoccupazione solo quando aumenta la sua portata, e rischia di rompere gli argini, come è già accaduto nell’agosto 2010, quando sono crollate le paratie di contenimento, deviando il corso del fiume, in una valle ormai fagocitata dal cemento.
A intorbidire le acque, è proprio il caso di dirlo, contribuisce il clima demagogico e di propaganda che si respira al momento, durante la campagna elettorale per le scorse elezioni amministrative del 6 e 7 maggio. I vari candidati si sfidano con rocamboleschi monologhi visionari e programmi a dir poco fantasiosi. Basti citare quello di Faraone, che se non altro suscita un sorriso: far tornare il fiume Oreto balneabile. Il candidato sindaco Fabrizio Ferrandelli (Polo Civico) ha invece assicurato che c’è la copertura economica per la bonifica del fiume. Sempre che queste risorse non scompaiano misteriosamente dopo la conclusione della campagna.
In questi giorni è in discussione all’Ars la legge finanziaria regionale,di cui l’onorevole Pino Apprendi (Pd) è il primo firmatario. Il deputato assicura che porterà avanti la battaglia politica per il recupero dell’Oreto: «Dopo l’ attenzione e la grande mobilitazione che c’è stata in questi anni, è necessario dare una risposta ai cittadini – ha dichiarato– e il parco va istituito per legge».
Annalisa Cangemi