“L’odio del giornalismo minaccia le democrazie”: questo il messaggio lanciato da Reporters sans frontières, nel giorno della pubblicazione del rapporto 2018 sulla libertà di stampa nel mondo. In particolare, secondo l’organismo, “la rivendicata ostilità nei confronti dei media, incoraggiata da alcuni responsabili politici e la volontà dei regimi autoritari di esportare la loro visione del giornalismo minacciano le democrazie”. Sui 180 Paesi studiati nell’annuale classifica di Rsf al primo posto c’è la Norvegia mentre all’ultimo c’è la Corea del Nord.
La Ong francese, nel suo annuale rapporto, mette in evidenza che, dopo tre anni di calo, tornano a crescere le violenze contro i giornalisti nel mondo. Secondo l’ultimo bilancio, 80 giornalisti sono stati uccisi nell’esercizio della loro professione (+8%). Lo scorso anno, erano stati 65. Inoltre, 348 sono attualmente detenuti e 60 in ostaggio. Dati in aumento “che mostrano una violenza inedita contro i giornalisti”, scrive l’Ong, legittimata in alcuni casi da leader politici, religiosi o businessmen senza scrupoli. Per l’Ong, nel 2018, oltre la metà dei giornalisti uccisi nel mondo sono stati “presi deliberatamente come obiettivo e assassinati”. Tra i numerosi casi, Rsf cita l’editorialista saudita, Jamal Kashoggi, ucciso al consolato saudita a Istanbul il 2 ottobre scorso.
Migliora la situazione della libertà di stampa in Italia: nella classifica realizzata annualmente dalla celebre Ong francese, il nostro Paese è piazzato in 46/a posizione contro la 52/a dello scorso anno. Viene però messo in risalto come numerosi giornalisti, soprattutto nella capitale e nel sud del Paese si dicano continuamente sotto pressione di gruppi mafiosi che non esitano a penetrare nei loro appartamenti per rubare computer e documenti di lavoro confidenziali, quando non vengono attaccati fisicamente.