Fino a ieri sembrava vicino, persino imminente, un accordo Roma-Bruxelles sulla manovra. Ora, l’euforia sembra in parte rientrata, e trapela solo un cauto ottimismo. La certezza è quella di un negoziato a oltranza tra il ministro dell’economia Giovanni Tria, che rimarrà a trattare fino a un accordo, e con una Commissione Europea, solo parzialmente soddisfatta.
La volontà di venirsi incontro c’è e risulta più che condivisa da entrambe le parti: resta, però, una discriminante che divide l’Europa dall’Italia, e che consiste in un’ulteriore riduzione dello 0,25% del deficit sul 2,04% precedentemente individuato. Si tratta di circa 4,5 miliardi di euro, da aggiungere quindi ai 6,5 già tagliati.
Nel frattempo, il Movimento Cinque Stelle con il vicepremier Luigi Di Maio ha ribadito che sarà una manovra sui 30-33 miliardi, forte anche di un ulteriore inasprimento sulle pensioni d’oro: non verranno adeguate all’inflazione quelle superiori ai quattromila euro per le quali non siano stati versati adeguati contributi. Sulle auto, invece, le certezze sono due: nessuna tassa sulle auto di famiglia, nuove o in uso che siano; sì agli eco-incentivi su veicoli elettrici-ibridi e a metano.
Certo è che la caccia al primo taglio del deficit è già partita da giorni. Questa diminuzione, secondo i calcoli italiani, arriverà grazie a una riduzione della spesa pubblica e a un aumento dei ricavi da dismissioni, ha riferito Il Sole 24 Ore.
Nel dettaglio: 3,6 miliardi proverrebbero dalla riforma pensionistica (2 miliardi) e da un reddito di cittadinanza ormai “dimagrito” di 2 miliardi (ora a 1,6); gli altri 2,9 giungerebbero invece dal piano di dismissioni degli immobili pubblici accompagnato da qualche nuovo taglio di spesa. Sul reddito d’inclusione, invece, la spesa totale dovrebbe scendere invece da 9 a 7 miliardi.