La demenza – di cui una delle forme più diffuse è l’Alzheimer – è cresciuta del 117% negli ultimi ventisei anni: lo rivelano i risultati pubblicati su The Lancet Neurology da un gruppo internazionale di ricerca, i Gbd2016 Dementia Collaborators, e riportati in Italia dal magazine Wired.
Nello specifico, a oggi la patologia rappresenta la seconda causa di morte globale per persone con più di 70 anni (dietro soltanto alla cardiopatia ischemica), oltre ad essere la quinta per popolazione generale. La sua incidenza è cresciuta proprio nel periodo che va dal 1990 al 2016, durante il quale i casi sono più che raddoppiati. All’inizio degli anni novanta, infatti, i pazienti affetti da demenza erano circa 20 milioni, mentre nel 2016 il numero è salito a 43,8, con un aumento generale dei decessi del 148%. Solo nell’ultimo anno preso in considerazione dalla ricerca, sono stati ben 2,4 milioni i morti.
Questo vero e proprio raddoppio dei casi, sempre secondo gli autori dello studio, sarebbe da ascrivere a due fattori: da una parte l’aumento dell’età media degli individui (si vive di più, e quindi c’è una maggiore probabilità di ammalarsi di demenza senile); dall’altra la crescita demografica. Un altro dato di rilievo emerso è anche che, dei 44 milioni di pazienti con demenza, circa 27 milioni – e quindi più della metà – sono donne: la patologia, quindi, colpisce maggiormente gli individui di sesso femminile.
Fra i vari paesi, è la Turchia a presentare la situazione peggiore, con 1152 persone con demenza ogni centomila individui, mentre Nigeria e Ghana hanno la prevalenza più bassa (397 e 406 sullo stesso campione). L’Italia occupa una posizione intermedia, con 800 casi ogni centomila abitanti. In totale, da noi sono oltre un milione e duecentomila le persone che soffrono di demenza. Di queste, seicentomila sono colpite da Alzheimer, che ne rappresenta una delle più diffuse forme degenerative.