Nella direzione del Partito Democratico, oggi, si deciderà su data e modalità di voto del congresso. Verrà proposta la data del 3 marzo per il voto delle primarie.
Il 12 dicembre scade il termine ultimo per le candidature alla segreteria e da lì in poi si entrerà nel vivo del dibattito, già ampiamente iniziato dopo la sconfitta alle elezioni politiche dello scorso 4 marzo e la successiva rinuncia all’incarico dell’ex premier Matteo Renzi, che le primarie del Pd le ha vinte per ben due volte.
Matteo Richetti, che in una prima fase si era candidato alle primarie, rinuncia e sosterrà Maurizio Martina in un ticket “per unire”. Al momento quindi, i candidati sono Maurizio Martina, Nicola Zingaretti, Marco Minniti, Cesare Damiano, Francesco Boccia, Dario Corallo e l’unica donna Maria Saladino.
Il nodo, al momento, è rappresentato dalle modalità di voto. Infatti, è molto probabile che nessuno dei candidati avrà il 50% più uno dei voti. Quindi spetterebbe poi all’Assemblea decidere quale candidato eleggere segretario, situazione che in molti vorrebbero evitare. Per Roberto Giachetti, che ha sfidato Virginia Raggi alle amministrative di Roma del 2016, non è un problema: “Lo statuto si cambia in Assemblea, non per accordi tra candidati”. Si fa strada la possibilità di prevedere un secondo turno tra i due candidati più votati. Ciò eviterebbe che il candidato più votato possa poi non essere eletto dall’assemblea. Scenario che potrebbe incidere sulla corsa di Zingaretti, l’uomo dell’ala sinistra, e che non vuole neanche immaginare. Il presidente del Lazio è, infatti, convinto di riuscire a superare il 51% al primo turno.