La Corte di Strasburgo non ha emesso sentenza in ordine al ricorso che Silvio Berlusconi aveva sporto nel 2013 contro la Legge Severino, che ne sancisce l’incandidabilità in quanto condannato con sentenza passata in giudicato per il reato di frode fiscale. A causa di questa norma l’ex Presidente del Consiglio era decaduto dal ruolo di Senatore della Repubblica nel 2013 e non aveva potuto candidarsi nelle ultime elezioni del 4 marzo.
La ratio per cui i legali del Cavaliere si erano appellati alla Corte europea dei diritti umani risiede nel fatto che i reati commessi da Berlusconi sono precedenti all’entrata in vigore della legge sull’anti corruzione promulgata dal Governo Monti. Ma la successiva riabilitazione del leader di Forza Italia da parte del Tribunale di Milano ha reso superflua, secondo il punto di vista di Berlusconi e dei suoi legali, una sentenza da parte della Corte di Strasburgo, alla quale è stato perciò richiesto di non esprimersi in ordine al ricorso presentato.
Non si saprà mai quindi se le la legge Severino ha effettivamente violato i diritti del Cavaliere, ma se la condanna a 4 anni per frode fiscale è stata scontata ai servizi sociali, rimangono ancora aperti il caso Ruby e soprattutto il processo per le Stragi di mafia del 1993, all’interno del quale Berlusconi risulta indagato. Forse, sono ben altre le preoccupazioni del Cavaliere.