Banksy, l’artista più conosciuto dei nostri giorni e meno istituzionalizzato del panorama culturale, è in mostra da oggi con “A Visual Protest: The Art of Banksy”, al museo Mudec di Milano.
L’esposizione inevitabilmente ha carattere non ufficiale, dal momento che sono note le critiche che spesso e volentieri Banksy muove dai suoi canali social alle retrospettive che gli vengono dedicate. Si tratta di un percorso monografico in cui si può ripercorrere la ‘protesta visiva’ dell’artista senza volto, strutturata con “un impianto volutamente accademico”, come spiega il curatore della mostra Gianni Mercurio, che racconta la posizione di Banksy nel contesto generale della storia dell’arte.
Una sezione introduttiva immerge i visitatori nel contesto in cui Banksy portò avanti la sua ricerca artistica, dal Situazionismo degli anni ’50, ai lavori dei writers di New York degli anni ’70 e ’80, passando per l’opera di Andy Warhol, da cui Banksy ha preso a piene mani.
Il Mudec, il primo museo pubblico a ospitare una rassegna sull’artista britannico la cui identità è però ignota, raccoglierà circa 80 lavori tra dipinti, edizioni limitate e numerate, fotografie, video, copertine di vinili da lui disegnate e memorabilia provenienti tutte da collezioni private e certificate, che rispettano uno dei diktat della street art e cioè di non sottrarre opere alla strada o a luoghi pubblici, per rinchiuderle tra le mura dei musei.
Per l’occasione una gelatiera di Milano, ha creato un gelato prodotto con ingredienti che non sono stati rivelati, “misteriosi” esattamente come l’identità dell’artista, che rappresenta una delle opere più iconiche di Banksy. Ovvero la “Bambina con palloncino”, che poche settimane fa è stata battuta a un’asta di Sotheby’s per un milione di sterline, salvo finire semidistrutta da un congegno distruggi-documenti nascosto dall’artista nella cornice.