Terzo giorno di proteste in Francia contro il caro-carburante. Dopo i disordini degli ultimi giorni, questa mattina i manifestanti hanno preso di mira una decina di depositi di carburante nella Loira, bloccandone l’accesso. L’iniziativa, portata avanti dai “gilet gialli”, è nata in reazione alle decisioni del governo francese di aumentare le tasse sui carburanti a partire dal primo gennaio 2019 per agevolare la transizione verso politiche ambientali più sostenibili. A manifestare, indossando appunto un gilet giallo catarifrangente, sono soprattutto gli abitanti delle zone rurali, più lontani dai grandi agglomerati francesi, che utilizzano automobili a benzina o a gasolio e non possono permettersi l’acquisto di tecnologie ibride.
Circa 250mila persone hanno dato vita a oltre duemila blocchi di strade, alcune importantissime come le autostrade A10 e A7, due arterie che attraversano l’intero Paese. Secondo il ministero dell’Interno francese, il bilancio della protesta finora è di oltre 400 feriti, 282 arrestati e un morto, una manifestante investita sabato in Savoia da un’auto che ha forzato un blocco stradale.
“Siamo di fronte a una disorganizzazione totale, hanno tentato di entrare nelle Prefetture, ci sono state azioni di grande violenza”, questo il commento del ministro Cristophe Castener sugli scontri di questi giorni. Un corteo di protesta è infatti stato bloccato dalla polizia mentre cercava di raggiungere l’Eliseo al grido “Macron, dimettiti”, cavalcato anche dalle opposizioni che hanno alzato la voce contro il presidente. Su tutti l’attacco di Marine Le Pen, leader del Front Nationale, che invita il governo a mettere fine alla sua politica fiscale sul carburante: “I francesi non ce la fanno più”, ha dichiarato.
“Siamo all’ascolto dei francesi, ma la rotta non cambia”, così il primo ministro francese Edouard Philippe in diretta tv al tg di France 2. Si esclude quindi l’ipotesi di un cambiamento di posizione da parte del governo.