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Record di incassi e flop
le aste sulle montagne russe
il mercato sembra saturo

Dipinto di Hockney venduto a 90 milioni

invenduti capolavori di Van Gogh e Burri

di Federica Pozzi19 Novembre 2018
19 Novembre 2018

The painting 'Portrait of an Artist (Pool with Two Figures)' by artist David Hockney (C) is displayed during the sales event of the Post War and Contemporary Art Evening Sale at Christie's auction house in New York, New York, USA, 15 November 2018. 'Portrait of an Artist (Pool with Two Figures)' sold on 15 November for 90.3 million US dollar at auction, the highest recorded auction record for a living artist. ANSA/ALBA VIGARAY

David Hockney è diventato l’artista vivente più costoso della storia. Dopo dieci minuti di rilanci, l’iconica tela, dipinta nel 1972 dal pittore dello Yorkshire, è stata venduta da Christie’s per 90,3 milioni di dollari in un’asta a New York.

Il dipinto in questione è “Portrait of an Artist (Pool with Two Figures)”, uno dei quadri più famosi dell’artista. La scena raffigurata è ispirata ad un ricordo molto caro al pittore. Rappresenta un uomo vestito sull’orlo di una piscina che guarda pensosamente un altro uomo che nuota verso di lui e racconta un momento importante della vita dell’artista britannico, quando, in seguito alla rottura col compagno dell’epoca, Peter Schlesinger, si dedicò ad un’intensa attività artistica. Il record precedente del pittore, stabilito quest’anno, era di 28,5 milioni di dollari.

Mentre Hockney ha sbaragliato i record, Alberto Burri, Jackson Pollock e Van Gogh hanno fatto flop. Il mercato dell’arte sta attraversando infatti un periodo di alti e bassi, dopo una corsa al rialzo la scorsa stagione, nelle aste di autunno di New York i prezzi hanno cominciato a volare in diverse direzioni. Ne sono una testimonianza i 90 milioni di dollari per il quadro di Hockney e il Vincent Van Gogh, stimato 40 milioni, che non ha trovato un compratore.

Il Wall Street Journal ha notato che capolavori di artisti di grandissimo prestigio non hanno riscosso successo, a differenza di un decennio fa quando, durante la recessione, erano le opere “di serie A” ad attirare clienti in cerca di beni rifugio. Sembra che i collezionisti preferiscano competere per opere sotto i venti milioni di dollari.

Un altro problema è sicuramente la saturazione del mercato, come dichiarato dal Ceo di Phillips Ed Dolman, dopo la deludente prestazione di Burri e di altre proposte di arte contemporanea della casa.

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