Domani alla Camera comincerà l’esame della Legge di Bilancio. Sarà una corsa contro il tempo: per far debuttare le nuove misure già dal 1° gennaio, i parlamentari avranno meno di due mesi per l’approvazione. Un compito arduo, per via della necessità di 40 decreti attuativi.
La pesante incognita sui tempi è dovuta alle modifiche che interverranno nell’iter parlamentare che “appesantiranno” senza dubbio la procedura di approvazione. Tra le misure che non hanno data di scadenza per l’entrata in vigore, e che quindi corrono meno rischi, figurano i due provvedimenti simbolo dell’esecutivo, il reddito di cittadinanza e la “quota 100” per le pensioni. La flat tax al 15% per le partite iva e la mini-Ires sugli utili reinvestiti in beni strumentali o in assunzioni, invece, entreranno in vigore a partire dal 2020.
A rischio nel passaggio parlamentare figurano alcuni provvedimenti sulla famiglia – voluti dai governi Pd e non rifinanziati dall’esecutivo Conte –, tra cui il bonus bebè e il congedo per i neo papà. In dubbio anche il Fondo di garanzia per i mutui sulla prima casa: se i parlamentari non stanzieranno nuove risorse, il fondo che garantisce un prestito di 250mila euro ai meno abbienti verrà chiuso.
Già operativa la cosiddetta “pace fiscale”: l’Agenzia delle Entrate ha già inviato le prime comunicazioni ai contribuenti che vorranno pagare “le sole imposte dovute senza applicazioni di interessi e sanzioni”.
Ancora dubbi invece sul “reddito di cittadinanza”: i 9 miliardi stanziati non garantirebbero l’elargizione del contributo di 780 euro ai 2 milioni e mezzo di persone che hanno dichiarato un Isee inferiore ai 9mila euro.