Colpisce tutti la spending review. A finire sotto la lente di ingrandimento nell’opera di revisione dei conti pubblici saranno anche i cittadini italiani sotto protezione. Fonti del Viminale confermano quanto annunciato già dal Ministro dell’Interno Matteo Salvini durante una diretta Facebook della scorsa settimana in tema di scorte. La questione è stata quindi affrontata ieri nel corso del Comitato nazionale per l’ordine e la sicurezza pubblica a cui ha partecipato anche il leader leghista, che aveva espresso perplessità riguardo le 585 concessioni di protezione che lo Stato offre a soggetti a rischio.
In Italia sono oggi impegnati 2072 agenti delle forze dell’ordine a difesa di personalità in pericolo e di questi la maggior parte sono al lavoro nel Lazio e nella Sicilia. Quasi la metà degli scortati sono magistrati, 69 invece i leader politici nazionali e locali, mentre 43 sono i dirigenti d’impresa. Ci sono inoltre 21 giornalisti e 18 esponenti del Governo.
“Non mi permetterò di guardare nomi e cognomi degli scortati, ho solo chiesto ai tecnici di ragionare sulle ipotesi di rivedere alcune di queste 600 tutele”, è quanto dichiarato da Salvini, rispondendo alla domanda di un giornalista sulla possibilità di revocare la protezione a Roberto Saviano. Decretare l’assegnazione della scorta a personalità a rischio infatti, non è una funzione attribuita al Ministro dell’Interno ma all’ Ufficio Centrale Interforze per la Sicurezza Personale. L’UCIS fu creato nel 2002 a seguito dell’assassinio di Marco Biagi, il giurista ucciso dalle Nuove Brigate Rosse e a cui era stata ritirata la scorta. Sulle dinamiche che portarono alla revoca della protezione fu indagato anche l’allora responsabile del Viminale Claudio Scajola, costretto poi alle dimissioni in seguito alle polemiche scatenatesi sul caso Biagi.