Si scioglie un pezzo di storia del cioccolato italiano. Chiude la Pernigotti, la fabbrica di Novi Ligure, dopo centocinquant’anni di storia. La parabola comincia nel 1860, con l’apertura di una semplice drogheria. Stefano Pernigotti, nel 1995, decise di vendere il marchio alla famiglia Averna. Nel 2013 la famiglia Toksöz, gruppo turco attivo nel dolciario, acquista lo stabilimento.
Due giorni fa la nuova proprietà ha annunciato la chiusura dell’impianto di Novi Ligure. Non è prevista la dismissione del marchio, e in Italia si manterrà la rete marketing. La famiglia Toksöz aveva recentemente trasferito gran parte della produzione in Turchia. A Novi Ligure resterà la rete marketing.
Negli ultimi cinque anni l’azienda aveva visto aumentare le perdite, fino ad arrivare a un deficit di tredici milioni, ridotti ad otto nel 2017. “E il risultato del circolo vizioso della delocalizzazione” ha dichiarato il presidente della Coldiretti Ettore Prandini.
La proprietà chiederà la procedura di cassa integrazione per cento lavoratori.
I sindacati invieranno oggi al Mise, il Mnistero per lo Sviluppo economico, la richiesta di un tavolo sulla Pernigotti. Secondo le organizzazioni sindacali c’è la possibilità di richiedere un anno di cassa integrazione straordinaria. La famiglia Toksöz aveva respinto questa possibilità, mentre i sindacati auspicavano il rilancio dell’azienda.
Sul fronte sindacale c’è da registrare l’inizio della protesta, messa in atto attraverso una assemblea permanente, per scongiurare la possibilità della perdita di posti di lavoro per molti occupati a Novi Ligure. “Tutte le istituzioni facciano in modo che si dica basta con gli industriali stranieri che rubano i marchi italiani” ha detto Johnny Chavez, uno dei cento lavoratori a rischio.