“Non rubare” è il comandamento a cui è stata dedicata l’udienza generale del Papa di oggi. Il Santo padre ne ha sottolineato più volte il significato intrinseco, concentrandosi in particolar modo sulla proprietà di troppi beni nelle mani di pochi e sul relativo disastro che questo causa nel mondo: la povertà e la fame.
Bergoglio ha tenuto a specificare come ai giorni d’oggi “la ricchezza è nelle mani della minoranza, di pochi, e la povertà e la miseria è la sofferenza di tanti, della maggioranza” e che nessuno dovrebbe essere padrone assoluto dei beni ma dovrebbe esserne un amministratore, perché “ogni ricchezza, per essere buona, deve avere una dimensione sociale”.
Secondo Papa Francesco sarebbe questa la causa della povertà e della conseguente fame nel mondo, un mondo che è ricco di risorse per assicurare a tutti i beni primari.
A volte, per esigenze di mercato, si arriva a distruggere il cibo, a buttarlo, quando invece servirebbe “una libera e lungimirante imprenditoria, che assicuri un’adeguata produzione, e una impostazione solidale, che assicuri un’equa distribuzione”.
È poi nelle conclusioni del discorso che il Papa ha posto l’accento sul significato più profondo del comandamento in questione, “non rubare vuol dire: ama con i tuoi beni, approfitta dei tuoi mezzi per amare come puoi. Allora la tua vita diventa buona e il possesso diventa veramente un dono. Ciò che possiedo veramente è ciò che so donare. Se non riesco a donare qualcosa è perché quella cosa mi possiede, ha potere su di me e ne sono schiavo. Il diavolo entra dalle tasche. Prima viene il denaro, l’amore per il denaro, l’affanno di possedere. Poi la vanità: io sono ricco e mi vanto. Alla fine l’orgoglio e la superbia. Questo è il modo di agire del diavolo in noi ma la porta di entrata sono le tasche”.