Addio alle notizie digitali gratuite. Il futuro dell’informazione va verso i siti a pagamento. È questa la prospettiva che emerge dal convegno milanese organizzato negli scorsi giorni da Fedoweb (Federazione degli operatori del web) in collaborazione con Confindustria Intellect (Federazione della comunicazione, consulenza, ricerche e web publishing). L’utilizzo sempre più spinto del paywall, meccanismo che serve a bloccare del tutto o in parte l’accesso a un sito, con contenuti visibili solo a pagamento, va proprio in questa direzione.
Il convegno a Milano. L’incontro è stato programmato per analizzare le nuove piattaforme distributive, riflettere sui servizi di informazione free, e soprattutto per conoscere da vicino i nuovi modelli di business degli operatori nazionali e internazionali entrati nel mercato della pubblicità online (che sta crescendo, ma non così velocemente).
Per Diego Masi, presidente di Confindustria intellect, “il mercato del web è ancora piccolo, nonostante rappresenti nell’ultimo anno l’unico mercato pubblicitario in attivo (+ 5,3 %)”. A fronte di una vendita dei quotidiani, che si attesta a 4,5 milioni di copie al giorno, inferiore addirittura alla quota del 1939. Ai lavori è intervenuto anche Giuliano Noci, ordinario di marketing al Politecnico di Milano, secondo cui “bisogna comunque puntare sulla personalizzazione dell’offerta, con pubblicità mirate per ogni utente”.
Edicola italiana. Anche all’estero gli interrogativi sono gli stessi. Secondo Howard Kurtz, giornalista della Cnn, l’era delle notizie gratuite online “sta per terminare”. “Addirittura il Washington Post – ha spiegato Kurtz -, uno degli ultimi fra i grandi giornali ad opporre resistenza, inizierà ad offrire l’accesso online a pagamento a partire da quest’anno”.
In Italia solo nello scorso dicembre sei grandi gruppi editoriali italiani (Caltagirone Editore, Il Sole 24Ore,La Stampa, Gruppo Espresso, Mondadori e RCS Mediagroup) hanno fondato il consorzio “Edicola Italiana” per offrire in un’unica piattaforma dei prodotti editoriali digitali a pagamento.
Modello freemium. Mentre la direzione sembra già segnata, oggi i contenuti gratuiti sopravvivono ancora. Claudio Giua, direttore sviluppo e innovazione de “l’Espresso”, ha spiegato le scelte del proprio gruppo. Per convincere i lettori a pagare, “sarà la forza del marchio a garantire una qualità alta di informazione e distribuzione”. Ma per il momento “il modello che proponiamo è freemium, mix tra free, cioè gratuito, come Repubblica.it e premium, come Repubblica plus, l’edizione digitale del giornale cartaceo”. Il futuro delle notizie a pagamento sul web non sembra poi così vicino.
Domenico Mussolino